Spagna, la resa dei socialisti a Rajoy Ora potrà governare con i centristi

Spagna, la resa dei socialisti a Rajoy Ora potrà governare con i centristi

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Ha vinto l’arte dell’attesa. Mariano Rajoy ha aspettato sulla riva del fiume e alla fine il cadavere del nemico politico — la sinistra — è passato. Il capo del Partito popolare resterà presidente del governo spagnolo. Dopo dieci estenuanti mesi di crisi ed incertezza istituzionale — peraltro senza grosse ripercussioni sul piano economico — si è giunti ieri all’inevitabile resa dei socialisti: il comitato federale del Psoe, tre settimane dopo aver defenestrato il suo ex promettente leader, Pedro Sánchez, ha approvato l’astensione al voto di fiducia in Parlamento: con 139 voti a favore e 96 contrari, i socialisti (ri)consegnano le chiavi della premiership a Rajoy, al governo dal 2011.

Non sarà un governo di grande coalizione alla tedesca, come il Pp aveva ventilato subito dopo aver perso la maggioranza assoluta alle elezioni dello scorso dicembre e poi al successivo voto del 26 giugno. L’astensione «per senso di responsabilità» permetterà però finalmente al leader conservatore di formare un esecutivo di minoranza.

Una decisione sofferta, che ha messo nuovamente in luce le profonde divisioni in seno al Psoe, oggi con un record storico di soli 85 deputati. Da una parte, la potente federazione andalusa, guidata dalla «mujer fuerte» del partito, Susana Díaz. Dall’altra, i due storici gruppi del Nord: i socialisti catalani, che hanno già annunciato di non voler rispettare la «disciplina di partito», e i baschi, che hanno presentato una contro-risoluzione in cui ricordano le «trame corrotte» del Pp. Assente alla riunione, il grande sconfitto Pedro Sánchez non si è trattenuto dal lanciare via Twitter la sua chiamata alle armi: «Presto arriverà il momento in cui i militanti recupereranno e ricostruiranno il Psoe. Un Psoe autonomo, lontano dal Pp, in cui decide la base».

Martedì, il direttorio provvisorio del Psoe comunicherà a re Felipe la decisione e subito dopo è atteso il voto in Parlamento, entro il 31 ottobre. La prossima legislatura sarà comunque irta di spine. Il Pp con 137 seggi e il sostegno dei 32 deputati centristi di Ciudadanos non raggiunge la maggioranza. Il rischio di «ingovernabilità» è altissimo, a partire dall’approvazione della legge di Bilancio, a lungo attesa dall’Unione Europea. Non è detto che il Partito socialista, tallonato dalla sinistra di Podemos che ora si ergerà a unica vera forza di opposizione, potrà concedere molto spazio al compromesso.

Sara Gandolfi



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