Colombia. I rappresentanti indigeni e la visita di Hollande

Colombia. I rappresentanti indigeni e la visita di Hollande

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Il presidente Hollande, accompagnato da Juan Manuel Santos, ha visitato la sede del Meccanismo Tripartito di Monitoraggio e Verifica a La Venta, dove ha svolto una riunione di quasi due ore con rappresentanti dei tre soggetti del Meccanismo, ONU, FARC-EP e Governo nazionale.

Da segnalare la presenza di centinaia di giornalisti accreditati dalla Presidenza della Repubblica che si è anche occupata di riunirli, stiparli in autobus, portarli nel luogo della notizia dove sono stati guidati verso quello che le malelingue hanno chiamato “il pollaio”, un posto di una trentina di metri quadrati delimitato da un cordone, dal quale tutti hanno potuto filmare e fotografare la stessa identica immagine dell’arrivo dei due presidenti.

Non lasciamo nulla al caso. Tutto deve essere perfetto.

Nel frattempo, a un centinaio di metri da quel luogo, non ci sono state telecamere per registrare la discussione tra sette indigeni del popolo Nasa e vari militari dell’esercito che stavano di guardia, incaricati di fermare il flusso di veicoli e mantenere la strada libera.

Non si è registrata la conversazione e pertanto non sapremo mai che parole si sono usate esattamente. Quello che sì si è saputo è che gli indigeni stavano chiedendo di entrare per partecipare alla riunione con il presidente Hollande.

I sette, sei governatori e una Consigliera maggiore della Associazione dei Cabildos della zona Sac Tama Quiwe, si erano riuniti con i rappresentanti della Presidenza della Repubblica un giorno prima e lì si era concordato che avrebbero partecipato alla riunione con i presidenti. Adesso erano venuti per questa riunione, solo per scontrarsi con il muro di burocrazia, indifferenza e menzogne. Niente ingresso per loro, questo era l’ordine.

Dopo varie verifiche è stato consentito l’ingresso alla riunione a uno solo dei sette rappresentanti indigeni. L’uomo è entrato con il suo bastone, la testa alta e senza rivolgere la parola a nessuno, davanti alla sicurezza della Presidenza, la sicurezza francese, le telecamere… Si è diretto alla tenda dove si sarebbe svolta la riunione con i presidenti e lì si è seduto, solo. E’ rimasto lì quasi due ore, seduto, immobile, aspettando la riunione.

Alla sera del 23 gennaio, un giorno prima della visita, il portavoce comunitario dei Nasa, situato nella parte più alta della casa del cabildo aveva rivolto l’ultimo appello in Nasa Yuwe e quindi in spagnolo agli indigeni affinché ricevessero con gratitudine la visita dei presidenti:

“Ringraziamo i presidenti per averci considerati, questa visita è molto importante per tutti noi. Pertanto, compagni e compagne, bisogna organizzare il villaggio e per questo prepariamo una squadra per raccogliere le immondizie”.

Alla sera si sono visti bambini e bambine nasa raccogliere le immondizie dalle polverose strade del Pueblo Nuevo.

Il 22 gennaio c’era stata un’altra convocazione indigena nella strada da Santa Rosa a Caldono. Uomini e donne con i loro neonati in spalla, hanno lavorato sulla strada con machetes e pale. Stavano sistemando la strada prima dell’arrivo dei presidenti.

Guillermo Alberto Camacho, integrante della comunità, cerca di scegliere le sue parole con cura per equilibrare speranza e scetticismo:

“Io ringrazio il presidente di Francia per la sua visita… Spero serva a qualcosa per i poveri, perché se solo viene a fare promesse e poi se ne va… In questo momento non ho niente da rimproverargli, perché è la prima volta che viene. Dovremo aspettare e vedere se davvero mantiene le promesse fatte agli indigeni”.

Nelia Collazos, indigena nasa del villaggio di Santa Rosa, ha detto senza peli sulla lingua:

“Io credo che ci sarà pace, tra gli stessi che hanno denaro, però per noi credo che sarà lo stesso di sempre. Quelli che hanno soldi vivranno bene e noi continueremo a vivere così come ci vedete. Magari con l’aiuto di quelli che verranno a visitarci, alcune cose possono cambiare. Può darsi che ci aiutino a sviluppare la comunità. Speriamo che il presidente di Francia veda i bisogni del nostro popolo nasa”.

I Nasa hanno compreso l’importanza della visita; hanno compreso che potrebbe portare qualche beneficio alle loro terre dimenticate da sempre dallo Stato colombiano. Fino alla sera del 23 gennaio hanno continuato a credere che il presidente sarebbe passato per Pueblo Nuevo. Hanno preparato balli, portato banana e yuca per preparare “un sancocho per il presidente”. Dopo la riunione con la Presidenza della Repubblica i governatori, la sera del 23, sono stati informati che le comunità non sarebbero state incluse nel programma.

Tutto questo, e molte altre cose, dev’essere passato per la testa del leader indigena seduto ad aspettare per quasi due ore la riunione con i presidenti. Alla fine della riunione è stato consentito agli altri sei governatori indigeni di entrare per presenziare alla conferenza stampa dei due presidenti.

Nel frattempo, a Pueblo Nuevo, la vita dei Nasa è tornata alla normalità, ai tessuti, alla terra, al tedio e alla ripetizione della storia.



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