Obama vuole più prof “Ci servono scienziati”

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Voglio centomila nuovi prof di matematica nelle nostre scuole, saranno loro a rendere l’America più competitiva». Se la First Lady li sta spronando a essere più snelli, Barack Obama lancia un’altra sfida ai ragazzini. Lui li vuole curiosi, innovativi, allenati al pensiero scientifico. Annuncia il suo ambizioso piano ospitando alla Casa Bianca una Fiera delle Scienze. È l’occasione per ricevere nel palazzo presidenziale più famoso del mondo trenta squadre di “futuri Einstein”, adolescenti fra i 13 e i 17 anni selezionati per presentare le loro invenzioni, tutte nate sui banchi di scuola. È l’evento ideale per il messaggio che sta a cuore a Obama: «Più scienza nel futuro dei giovani è la chiave per avere una marcia in più, aumentare le chance di successo sul mercato del lavoro».
Centomila insegnanti di matematica e scienze in più nelle scuole – dalle elementari alla maturità  – sono la risorsa umana che la sua Amministrazione decide di mettere in campo, per dare ai ragazzi la preparazione giusta fin dai primi anni di scuola. Obama ci mette i fondi: altri 80 milioni di dollari per il ministero dell’Istruzione, da usare con un criterio di efficienza imprenditoriale, cioè gare competitive aperte al settore privato per scegliere i migliori programmi di formazione del corpo insegnante nelle materie scientifiche. Matematica in testa, ma anche fisica, chimica, biologia, informatica. È tutto il ventaglio del sapere scientifico che Obama vuole promuovere. Agli 80 milioni di stanziamenti federali si aggregano fin dall’inizio 22 milioni di fondi privati, secondo la formula delle joint venture con il settore del mecenatismo non profit finanziato dalle imprese. Il piano “centomila prof di scienze” è piaciuto subito al settore privato, 115 organizzazioni guidate dalla Carnegie Corporation hanno già  risposto all’appello di Obama. I contributi esterni non si fermano qui. La Casa Bianca fa da “polo aggregatore” di tante eccellenze: c’è Google che mette a disposizione i suoi metodi di selezione dei cervelli, per convogliare verso la scuola i migliori talenti scientifici. Grandi università , dalla California a Chicago, si mobilitano per programmi di formazione accelerata che sfornino nei tempi richiesti questa nuova leva di prof di scienze da mandare nelle scuole. Anche le politiche retributive saranno riviste. Il ministero dell’Istruzione avrà  una nuova risorsa di 300 milioni, il Teacher Incentive Fund, finalizzata a «migliorare i sistemi di remunerazione, incentivo, promozione professionale del corpo insegnante». Non basta formare e reclutare i centomila prof di matematica, «bisogna saperli trattenere a scuola, con gli incentivi giusti».
La sfida lanciata da Obama ha tra i suoi ispiratori un grande scienziato indiano trapiantato in America, i cui editoriali appaiono spesso sul Washington Post. Si chiama Priya Natarajan, è docente di astrofisica all’università  di Yale, e la sua seconda vocazione è quella di “rifondare” la pedagogia scolastica negli Stati Uniti. «Volete che vostro figlio sia uno scienziato? Cominciate a prepararlo dalle elementari». «La prossima rivoluzione scientifica partirà  dai licei». Sono due dei titoli più recenti delle sue column sul Washington Post, dove cerca di unire «il meglio dei due mondi», l’antica tradizione matematica indiana e il pragmatismo made in Usa. Lo preoccupa il fatto che gli studenti nelle facoltà  scientifiche americane arrivano con una discreta preparazione “astratta” di matematica, ma poco allenamento a “risolvere problemi”. Dell’istruzione elementare che lui ricevette a Delhi, invece, ricorda che oltre all’algebra fin dall’inizio c’era un costante addestramento ad applicare i concetti matematici a situazioni concrete.
Natarajan ammonisce gli Stati sul fatto che il loro sistema scolastico – elementari, medie, secondaria superiore – non sta preparando un numero sufficiente di futuri scienziati, o laureati in discipline tecnologico-matematico-ingegneristiche. Ma la svolta deve cominciare molto prima dell’università . La proposta di Natarajan è quella di partire dalle elementari, quando è alta la predisposizione dei bambini ad affrontare matematica e scienze come un gioco. Poi trasformare i licei in “laboratori di scienze”, incoraggiando l’approccio sperimentale più che l’astrazione. È un messaggio che Obama ha raccolto, sperando di associare il suo nome ad un “Rinascimento scientifico” sui banchi di scuola.


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