Laura Boldrini: «Salvini predica odio, il Pd dica no al regalo delle navi ai libici»

Laura Boldrini: «Salvini predica odio, il Pd dica no al regalo delle navi ai libici»

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Il decreto sulle motovedette non chiede garanzia sui diritti. In commissione ho letto il documento Onu sulle torture nei lager

«In commissione esteri ho reso nota la condizione in cui vivono migranti e richiedenti asilo in Libia. Perché nessuno possa dire che non lo sapeva». Laura Boldrini spiega perché ha scelto di fare ai suoi colleghi un lungo elenco di torture. «Ho letto il rapporto che Antonio Guterrez, il segretario generale dell’Onu, ha illustrato al Consiglio di sicurezza nel febbraio scorso: parla di abusi sistematici, torture, stupri ai danni dei migranti trattenuti nei centri in Libia. Documenta che la guardia costiera libica ha un atteggiamento spregiudicato e violento nelle operazioni di soccorso in mare. Ho letto anche una sentenza del tribunale di Milano in cui nel dicembre 2017 viene condannato un somalo responsabile di un campo di raccolta di connazionali in Libia. In quella sentenza è descritto il trattamento agli uomini: ogni giorno venivano portati nella ’sala della tortura’, appesi, bastonati. E non dico quello riservato alle donne».

Per questo lei dice no alla cessione di 12 e motovedette alla Libia, un decreto già approvato al senato?

Cedere 12 motovedette italiane in questo contesto significa far fare il lavoro sporco ad altri. La guardia costiera libica riporterà indietro i migranti con queste modalità. Chiedo a tutti i colleghi che ci pensino bene prima di votare. In quel decreto non c’è neanche un accenno alla richiesta di tutela dei diritti umani.

Anche il Pd al senato ha votato sì a questo decreto.

Chiedo al Pd di riflettere, di votare no. Chiedo ai deputati e alle deputate un’assunzione di responsabilità. Il governo non ha negoziato neanche un barlume di rispetto dei diritti fondamentali. L’Unhcr e l’Oim devono poter entrare in tutti i centri. Il Pd non avalli il decreto di Salvini.

Forse il Pd teme di smentire la politica di Minniti, e cioè dei loro governi?

I documenti di Guterrez risalgono al febbraio e al maggio 2018. Di fronte a tutto questo non si può non fermarsi.

In queste ore si discute di un possibile respingimento in mare, il caso della nave Asso 28. Il ministro Toninelli nega il coinvolgimento italiano.

Il governo faccia subito chiarezza su quanto accaduto. La versione del mio collega Fratoianni che è a bordo della Open Arms, è diversa: dice che c’è stata una iniziale indicazione della guardia costiera italiana. Nel 2012 una sentenza della Corte europea dei diritti umani condannò l’Italia per i respingimenti e la costrinse anche a pagare i risarcimenti per tutti i ricorrenti.

Il diritto del mare vale meno da quando c’è Salvini all’interno?

Se le regole non vengono rispettate c’è il caos. Le regole ci sono: la convenzione Solas, la convenzione Sar, le direttive dell’organismo marittimo internazionale, l’antico codice del mare. Dico al professore di diritto Giuseppe Conte: l’Italia istiga all’omissione di soccorso. Trattenere in mare per giorni i mercantili che hanno soccorso i migranti significa procurargli un danno economico. È un modo indiretto per scoraggiare il soccorso, e questo è un reato. E questo sovverte il codice del mare.

È in corso un’escalation di violenze razziste in Italia?

Il capo dello stato ha messo in guardia affinché l’Italia non diventi un Far west. E Salvini, con l’ennesima sgrammaticatura istituzionale, ha detto che non c’è nessun problema di razzismo. La situazione è preoccupante ma Salvini non lo ammette perché dovrebbe fare un mea culpa. È lui il professore della paura. Dovrebbe garantire la sicurezza di tutti, e invece nega il problema. È irresponsabile. Metta un limite alla violenza delle sue affermazioni.

Le maggioranza di governo dice che viene chiesta solo un’immigrazione ordinata, e che invece è la sinistra a predicare odio.

È una mistificazione della realtà. Un’immigrazione ordinata non si ha quando qualcuno spara sui migranti al grido «Salvini, Salvini». Salvini istiga alla politica dell’odio verso gli stranieri e l’odio politico verso gli avversari. Inclusa me.

In queste ore le associazioni e le Ong organizzano una manifestazione antirazzista unitaria. Riuscirete a mettere insieme davvero un fronte ampio?

Ogni manifestazione che dica no al razzismo, al fascismo e sì ai principi della nostra Costituzione è benvenuta. Spero che sia unitaria, senza simboli di partito, che accolga tutta la società che vuole smarcarsi da questo clima.

Eppure nei sondaggi la Lega cresce.

Cresce perché è facile prendersela con il più debole. Il governo alimenta questo clima contro i migranti come arma di distrazione di massa, per coprire il fatto che non fanno quello che hanno promesso in campagna elettorale. Che fine hanno fatto i 600mila rimpatri promessi da Salvini? Il Viminale con discrezione ha spiegato al ministro che non si possono fare senza gli accordi di riammissione. La realtà è più complicata degli slogan. Per questo se la prende con i più deboli. Inoltre l’Italia non porta a casa nulla dall’Europa.

In queste ore si discute a Montecitorio il decreto dignità, sono stati dichiarati inammissibili tutti i suoi emendamenti sul lavoro femminile.

In Italia solo il 49 per cento delle donne lavora, al sud solo il 32, a fronte di una media europea del 62 per cento. È una vera emergenza occupazione. Ma non c’è una sola riga nel decreto che parli di occupazione femminile. Avevo proposto sgravi contributivi per chi assume donne vittima di violenza, e per sanare le discriminazioni delle donne in busta paga. Altro che dignità, nessuno di questi temi è nel decreto.

Non solo Salvini, anche i 5 stelle non sono molto amichevoli con le femministe. A Roma la casa delle donne è sotto sfratto.

Una vicenda incomprensibile. Fra tutte le emergenze della Capitale la sindaca mette fra le sue priorità mandare via le donne che rappresentano quell’istituzione. La Casa non è le sue mura, la Casa sono quelle donne che hanno inventato servizi, iniziative, uno spazio di aggregazione. Non ha senso dire «facciamo il bando». Senza quelle donne, quell’associazione, semplicemente quella Casa non ci sarebbe più.

* Fonte: Daniela Preziosi, IL MANIFESTO



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