Il Decreto migranti di Salvini crea allarme sulla fine degli Sprar

Il Decreto migranti di Salvini crea allarme sulla fine degli Sprar

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Tempi raddoppiati e nuove condizioni per la cittadinanza in caso di matrimonio con un italiano. Pene raddoppiate anche per chi occupa immobili. Anci (comuni) e Galantino (Cei): grave distruggere l’unico sistema di accoglienza che funziona

«Vi dò uno scoop. Dopo l’approvazione del decreto sicurezza-migranti, ci sarà l’allarme dell’Onu, dell’Osce, della Croce rossa, dei boy scout, dei vegetariani e degli animalisti perché limitiamo i diritti»: il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha fatto ieri il suo solito show, ospite di Atreju, la manifestazione di Fdi.

E ancora: «Me ne frego, prima vengono gli italiani», questo il criterio del «decreto manifesto» della linea leghista.

«In 1.500 – ha continuato – appena hanno avuto il foglietto che certificava che scappavano dalla guerra sono tornati in vacanza nel loro paese. Se torni nel tuo paese, il foglietto te lo straccio. Se avessi rispettato tutte le regole di immigrati ne sarebbero arrivati 150mila, come negli anni passati». Sui forti dubbi di costituzionalità: «Se dovessero arrivare rilievi, ne discuterò amabilmente con la Corte costituzionale».

E ancora: «Di navi delle ong ne è rimasta una sola, per fortuna. Ieri ha raccattato 12 immigrati davanti alla Libia, che le ha detto ‘siamo nel nostro mare, è nostra responsabilità: riportateceli’. La ong ha detto no e ha chiesto un porto sicuro all’Italia: vi lascio immaginare che indicazione ho dato. Per me possono stare lì in mezzo per sei mesi».

Il leader leghista tira dritto su tutto, mentre i 5S mostrano una tranquillità che non hanno. Punti dubbi sono stati segnalati anche dai tecnici del ministero della Giustizia.

Nel Dl (lato migranti) le norme sulla cittadinanza e la cancellazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari sono due bocconi difficili da digerire, soprattutto per una parte del MoVimento che spera nell’intervento del presidente delle Repubblica. In pubblico si limitano a ripetere: «È stato migliorato il decreto dignità in parlamento, allo stesso modo si può migliorare il decreto immigrazione».

Al Viminale rassicurano: domani in Consiglio dei ministri arriverà il decreto legge unificato (in origine erano due), l’iter del testo sarà così più rapido. Nessuno stravolgimento ma «cambiamenti formali per rispondere ai requisiti di necessità e urgenza».

Il Dl contiene una stretta sull’asilo: eliminata la protezione umanitaria (solo permessi speciali per ragioni di salute, calamità naturali e meriti civili); ampliato il numero di reati che portano alla revoca del permesso di rifugiato come violenza sessuale, rapina, violenza a pubblico ufficiale, droga; cancellato il gratuito patrocinio nei casi in cui il ricorso contro il diniego della protezione è dichiarato improcedibile o inammissibile.

Il decreto riserva esclusivamente ai titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati i progetti di integrazione sociale, solo loro avranno accesso agli Sprar. I richiedenti asilo, invece, finiranno nei Cara: il Viminale stima una spesa per ospite di 20 euro al giorno (15 euro in meno rispetto agli Sprar), risparmi da investire nei rimpatri.

Per facilitare le espulsioni, raddoppio dei tempi di trattenimento nei Centri per i rimpatri. Stretta anche sulla cittadinanza: raddoppio dei tempi per la concessione per matrimonio o residenza; revoca per una lunga lista di reati (ci sarebbero così degli italiani con diritti attenuati).

Sul fronte sicurezza, stretta sul noleggio dei furgoni per impedire attentati terroristici, estensione del daspo urbano, taser anche alla polizia municipale, potenziamento della Agenzia per i beni sequestrati alle mafie e la possibilità per lo stato di vendere i beni sequestrati (tornando così a prima del 1996, quando i clan li riacquistavano attraverso prestanome).

Nei confronti dei promotori di occupazioni di immobili raddoppiate le pene e le multe.

«No a interventi da ferro e fuoco» è stato il commento di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale uscente della Cei.

Il coordinamento delle Comunità di accoglienza attacca: «Un impressionante elenco senza alcuna idea di governo del fenomeno migrazioni».

Venerdì l’Anci aveva anche chiesto il rinvio: «Ridimensionare fin quasi all’irrilevanza la rete Sprar a favore dei grandi centri come i Cara, può avere un impatto dirompente sui comuni».

Tesi sostenuta anche dall’Associazione studi giuridici sull’immigrazione: «Cancellare l’unico sistema pubblico di accoglienza che funziona è destinato a produrre enormi conseguenze negative in tutta Italia».

* Fonte: Adriana Pollice, IL MANIFESTO



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