Diritto all’abitare. A Barcellona la speculazione si affossa con i funamboli

Diritto all’abitare. A Barcellona la speculazione si affossa con i funamboli

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«Guarda me e continua a tenere le braccia in alto», le dice in catalano. Zoe, con i suoi undici anni e gli occhi azzurri come il ghiaccio, annuisce e fa qualche passo sulla slackline. Perde l’equilibrio e salta a terra. «Dai, riprova!». Lei risale e riparte.
Chi le sta insegnando le tecniche del funambolismo è Luis, di origine pachistane, seduto dall’altra parte della corda. Con la sua pelle olivastra e i baffi a manubrio ha già insegnato a diversi bambini nella piazza a fare la verticale, li ha tenuti in equilibrio sopra la testa, e poi li ha preparati alle arti della giocoleria.
Sembra una delle tante attività ludiche tipiche delle feste patronali dei quartieri di Barcellona. Ma in questo caso, non si celebra nulla. È un modo nuovo per difendere dieci famiglie da uno sgombero imminente. «Quando mi hanno chiesto di fare qualcosa per aiutare, gli ho risposto che potevamo dedicarci un po’ al circo», afferma sorridente Luis.

QUINDICI GIORNI di concerti, flamenco, dj-set, giocoleria, guerre di palloncini d’acqua, parrucchieri per strada e molte altre attività: è questo il dna di un festival organizzato per impedire lo sfratto di dieci famiglie del Raval, nel centro di Barcellona. Così è stata annunciata la resistenza dagli attivisti del Sindacato della Casa del Raval, nel corso di una conferenza stampa, alle porte dell’edificio di carrer Hospital 99. Una sgombero voluto dal fondo speculativo internazionale Blackstone, che potrebbe essere eseguito in qualunque momento.
Ma gli attivisti non si sono arresi e hanno coordinato questo macrofestival «per mantenere un flusso costante di gente e proteggere lo spazio», spiegano. Non solo. Organizzeranno anche escraches, le famose proteste messe in pratica dagli indignados, contro i manager del fondo speculativo.
Joana Sales, del Sindacato della Casa del Raval (una assemblea del quartiere che lotta per il diritto all’abitare nel centro della città catalana) afferma che hanno messo sul tavolo due opzioni concrete: che qualche amministrazione «espropri l’edificio al prezzo a cui venne comprato o che la proprietà garantisca un affitto sociale per gli inquilini».

PER IL MOMENTO non c’è nessuna negoziazione in corso, anche se dal sindacato si sono già messi in contatto con la Generalitat de Catalunya e con alcuni membri del Comune di Barcellona, governato da Ada Colau, perché possano fare da intermediari. Il comune ha informato che nel 2016, durante il primo mandato di Colau, ci fu un primo tentativo di acquistare l’edificio, ma la trattativa non si concluse a causa di «difficoltà burocratiche».
Avvenne proprio nell’anno 2014, quando Blackstone comprò da Catalunya Banc un portfolio di edifici ipotecati per un totale di 3,615 milioni di euro, il cui valore era stimato a 6.392 milioni. Uno sconto di quasi il 50%. Non solo: ottennero anche un contributo dal Fondo di Ristrutturazione Ordinata Bancaria (Frob) di 572 milioni di euro. Come se non bastasse, attraverso sei imprese di Real estate investment trust, il fondo ha potuto evitare di pagare le tasse societarie ottenendo uno sconto del 95% delle imposte applicate alla compravendita di immobili. Recentemente, esperti delle Nazioni Unite hanno denunciato, tramite comunicato, che i grandi fondi del capitale privato come Blackstone stanno «obbligando gli inquilini ad abbandonare la propria casa» e sottolineano che gli stati hanno «l’obbligo di rispettare i diritti umani e contemporaneamente di regolare gli investimenti immobiliari, per dare sostegno al diritto a una casa degna».

JAIME PALOMERA, del Sindacato degli Inquilini di Barcellona, ha anche dichiarato che il fondo di speculazione Blackstone è «la massima espressione della speculazione immobiliaria» e che inoltre «ha ricevuto molti aiuti pubblici».
Lo stesso Palomera esigeva una legge catalana contro la speculazione immobiliaria che includesse l’espropriazione di edifici in mano ai grandi proprietari. Recentemente, il quotidiano Ara ha identificato il principale assessore spagnolo di Blackstone, Claudio Boada, come uno degli impresari che ha finanziato la campagna elettorale di Manuel Valls, ex primo ministro spagnolo, che ottenendo sei seggi al comune di Barcellona, aveva permesso a Ada Colau di ridiventare sindaca, contro ogni pronostico.
Ma il quartiere multietnico nel cuore di Barcellona resiste, pur soffrendo la fortissima pressione immobiliare e turistica, e mantiene alta la guardia, continuando a organizzarsi. Sales ha spiegato che il Sindacato della Casa del Raval è nato nel novembre passato e, da allora, ha già bloccato una ventina di sfratti e permesso a decine di famiglie di ritrovare una nuova casa, occupando edifici vuoti di proprietà di banche e fondi speculativi.

E GLI ABITANTI non sono i soli a lottare nel Raval. Infatti, a dar loro sostegno, sono arrivati molti collettivi, come la piattaforma Cap Raval Nord, sviluppatasi per avere un centro medico di qualità, o le altre assemblee di quartiere per la difesa del diritto all’abitare come Gràcia o Poble Sec.
È ormai da anni che il movimento per il diritto alla casa denuncia i continui «abusi» da parte dei fondi di speculazione. Un anno fa aveva lanciato la campagna «Kill Blackstone», nella quale denunciava le tattiche di mobbing che espellono gli inquilini aumentando gli affitti in maniera spropositata.Tecniche di mobbing che includono anche la tolleranza da parte dei grandi proprietari rispetto ai narcopisos, appartamenti utilizzati come base per vendere eroina e droghe pesanti. Un modo rapido per abbassare il valore di interi edifici e quartieri e trasformarli rapidamente in terreno fertile per la speculazione.
Per resistere a queste pressioni, gli stessi inquilini di Hospital 99 hanno «dovuto sgomberare con le loro mani i narcotrafficanti» da un appartamento dell’edificio, come ha ricordato Tatiana, che vive in quel palazzo dal 2015 assieme ai due suoi figli di nove e dieci anni. Lei ha anche auspicato una «responsabilità politica» per evitare che dieci famiglie finiscano per strada.
Sì è così inaugurata, per la prima volta a Barcellona, una nuova forma di resistenza verso la speculazione immobiliare: una resistenza allegra, nella speranza che una risata o almeno un po’ di festa, la seppellirà.

* Fonte: Victor Serri, IL MANIFESTO



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