Migranti, la nave Louise Michel di Banksy salva 200 migranti: «Abbiamo bisogno di aiuto»

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«Le ong hanno spesso avuto un ruolo fondamentale nel salvataggio di vite nel Mediterraneo, ed è lodevole. Detto questo, tutti gli attori coinvolti nella ricerca e salvataggio dovono rispettare le istruzioni delle autorità di coordinamento», ripete come un disco rotto una portavoce della Commissione europea. Ad averle le istruzioni dalle autorità di coordinamento, che spesso invece aspettano solo l’intervento di qualche motovedetta libica. Forse qualcuno da Bruxelles dovrebbe scomodarsi e guardare cosa accade davvero lungo quella che ormai da anni è considerata come la rotta più pericolosa del mondo per i migranti. E dove a mancare sono spesso proprio le indicazioni dei Paesi europei.

Basta vedere quanto accaduto alla Louise Michel, ex motovedetta francese acquistata e trasformata dall’artista britannico Banksy in nave umanitaria. Dopo aver salvato giovedì 89 migranti in pericolo su un gommone, venerdì sera ha raccolto l’allarme lanciato da Moonbird, aereo della ong Sea Watch, e si è diretta verso un altro gommone con 130 persone che si trovava in difficoltà in area Sar (ricerca e salvataggio) maltese, distribuendo giubbotti di salvataggio ai naufraghi tra i quali anche donne incinte e alcuni neonati. «Louise Michel non può prendere a bordo così tante persone, hanno raggiunto la capienza massima», avverte però alle sei di ieri mattina Alarm Phone. «C’è un cadavere sul gommone», spiega alla stessa ora anche l’equipaggio della Louise Michel. Più tardi si scoprirà che a perdere la vita sono stati invece in quattro. «Le altre persone hanno bruciature provocate dalla benzina, sono in mare da giorni e adesso sono state lasciate sole in una zona Sar europea», conclude la ong.

Per ore, però, non accade nulla nonostante la ripetute richieste di intervento rivolte anche alla Valletta. Fino a quando la nave bianca e rosa con dipinta una bambina con giubbotto di salvataggio e in mano una boa di sicurezza a forma di cuore (opera dello street artist), decide comunque di prendere a bordo altri 98 migranti, lasciandone 33 su una zattera. Una situazione che rende la nave ingovernabile e che obbliga l’equipaggio a chiedere aiuto. «Abbiamo dato assistenza ad altre 130 persone tra cui molte donne e bambini, e nessuno ci sta aiutando!», twitta il comandante. «Stiamo raggiungendo lo stato di emergenza. Abbiamo immediato bisogno di assistenza dalla Guardia Costiera italiana e dalle Forze Armate di Malta. Stiamo salvando 219 persone con un equipaggio di 10».

Le prime a partire in soccorso della Louise Michel in realtà sono le navi di altre due ong. La Sea Watch 4 – che a sua volta ha soccorso 200 naufraghi – devia la rotta e dirige verso la nave bianca e rosa mentre la Mare Jonio lascia in anticipo il porto di Augusta per correre anch’essa verso l’imbarcazione in difficoltà. La situazione si sblocca parzialmente solo quando, viste le cattive previsioni meteo che annunciano mare grosso, dalla Valletta si chiede l’intervento della Guardia costiera italiana che da Lampedusa invia una motovedetta che imbarca le 49 persone ritenute più vulnerabili, ovvero 32 donne, 13 bambini e 4 uomini a completamento dei nuclei familiari.

Quella della Louise Michel non è però la sola emergenza in corso nel Mediterraneo. In attesa di un porto dove attraccare ci sono infatti anche la Sea Watch 4, con i suoi 200 profughi, e la petroliera danese Etienne, dal 5 agosto ferma al largo di Malta dopo aver raccolto 27 migranti, tra i quali una donna incinta. In tutto 400 persone che ieri l’Onu ha chiesto, inascoltata, all’Europa di far sbarcare.

Da parte sua Banksy ha invece girato un video nel quale con amarezza ironizza sulle tragedie che si ripetono nel tratto di mare tra la Libia e la Sicilia. «Come molte persone di successo nel mondo dell’arte, ho comprato uno yacht», spiega l’artista. «E’ una nave della Marina francese. L’abbiamo convertita in una nave di salvataggio perché le autorità europee ignorano deliberatamente le richieste di soccorso dei ‘non europei’. All Black Lives Matter». Quasi una risposta alle parole della Commissione europea.

* Fonte: Carlo Lania, il manifesto



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