I movimenti in campo: ripartire dalla cura del pianeta

I movimenti in campo: ripartire dalla cura del pianeta

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Un cerotto gigantesco per curare i danni e le ferite inferte al pianeta e a chi lo abita dai poteri selvaggi dell’economia e della politica prima, durante e dopo la pandemia. È il simbolo scelto ieri e stampato su striscioni esposti in ventinove presidi in altrettante città dalla« società della cura», una rete di associazioni e movimenti a cui hanno aderito oltre 1400 tra realtà collettive e individui in tutto il paese. L’iniziativa è stata il frutto di una convergenza delle lotte e dei punti di vista, una modalità politica che si sta sempre più affermando dopo un anno di quarantene imposte dal virus. È stata l’occasione per presentare le 46 pagine programmatiche, frutto di un lavoro collettivo durato mesi, che compongono il «Recovery PlaNET», un piano sociale e politico di sviluppo civile ed ambientale alternativo alla proposta di «Piano nazionale di ripresa e resilienza» che il governo presenterà in parlamento il prossimo 26 aprile, quattro giorni prima della scadenza fissata dalla Commissione Europea per iniziare a esaminare il progetto per il quale il nostro paese ha ottenuto più di 200 miliardi di euro nei prossimi sei anni.

A PIAZZA MONTECITORIO la «società della cura» organizzerà un presidio nello stesso giorno. «Chiameremo tutti i parlamentari e chiederemo di raccontarci cosa c’è scritto in questo testo che, al momento, è in gran parte sconosciuto nei dettagli – sostiene Monica Di Sisto di Fair Watch – Speriamo che saranno in tanti a raccogliere il nostro invito. È grave che non si conoscano i suoi contenuti». I dettagli sono ancora ignoti, meno la struttura di governance concentrata a palazzo Chigi, ma l’analisi politica è chiara. Non diversamente dal governo Conte, fatto cadere da Renzi ufficialmente sul modo non democratico in cui è stata gestita l’istruttoria sul «Next Generation Ue/Recovery fund», anche l’esecutivo Draghi si sta caratterizzando per la stessa gestione non trasparente.

«C’È PERÒ UNA DIFFERENZA – fa notare Marco Bersani di Attac – Mentre conte veniva contestato da giornali e alcune forze politiche, Draghi sembra che possa muoversi ancora con l’aureola con cui è arrivato, ed è considerato indiscutibile. Trovo molto grave che si stia approntando un piano che riguarda il futuro della società, ma è stato scritto da cinque esperti tutti maschi senza coinvolgere la parte attiva della cittadinanza, le forze sociali e tutta la popolazione. Da quel poco che si sa di questo nuovo piano di cui ancora non conosciamo il testo, si tratta di un progetto che radicalizza il difetto di quello precedente. L’idea resta quella che la pandemia è un incidente di percorso e quindi occorre rilanciare questo modello capitalistico ancora con più forza. La pandemia sta invece dimostrando la totale insostenibilità del capitalismo e che occorre invece porre un’alternativa vera. Non mi sembra che Draghi stia andando in questa direzione».

QUELLO CHE SARÀ il piano governativo prevede grandi investimenti, ma nessuna conversione sociale ed ecologica della società: solo una modernizzazione «green» e «digital» dell’attuale modello fondato sulla predazione della natura e su una sempre maggiore diseguaglianza. «Soluzioni insufficienti e sbagliate che consolidano il sistema che ha provocato la pandemia e creano le condizioni per la prossima – ha detto Alberto Zoratti di Fair Watch che ieri ha coordinato la diretta sulle manifestazioni sui social network – La mobilitazione ha inteso che un’alternativa è possibile, che il Recovery plaNET alternativo è possibile, quello attuale è insufficiente per garantire la possibilità per questo paese di uscire dalla crisi». Con la paziente costruzione di una convergenza tra i movimenti sta emergendo dunque l’idea di «costruire già da oggi un’agenda politica collettiva contro il futuro che si sta delineando in una crisi sanitaria e socio-economica che ha bruciato già 945 mila posti di lavoro, ha prodotto un milione di poveri assoluti in più nel solo 2020 e ha colpito per primi giovani, donne e precari» ha aggiunto Zoratti.

IL PIANO DEI MOVIMENTI rivendica tra l’altro un servizio sanitario universale a carico alla fiscalità generale e basato sulla «medicina territoriale partecipativa». Sul lavoro «serve un piano straordinario del lavoro per garantire occupazione, l’abolizione della precarietà, la riduzione dell’orario a parità di salario, la democrazia reale nei luoghi di lavoro». Per il Welfare, un reddito di base incondizionato. Sui trasporti il modello è opposto a quello dei commissariamenti, del Tav e delle «grandi opere». Invece di immaginare una crescita di nuovo ispirata al consumo delle città Disneyland e al turismo di massa low cost serve «un piano di risanamento e riqualificazione del patrimonio territoriale, naturale ed edificato, la trasformazione del turismo di consumo in turismo eco-socio-culturale». Il testo è sul blog societadellacura.blogspot.com.

LE MANIFESTAZIONI si sono tenute a Ancona, Aosta, Asti, Campobasso, Fermo, Firenze, Genova, Imperia, La Spezia, Legnano, Lucca, Milano, Padova, Pesaro, Pietra Ligure, Pisa, Prato, Saronno, Sarzana, Roma, Torino, Venezia. Un contro-piano «planetario» per la cura è possibile, 20 anni dopo il movimento per un’altra globalizzazione a Genova. In un’altra fase: pandemica.

* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto



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