Piacenza. La Procura dichiara guerra ai Cobas e arresta 6 sindacalisti

Piacenza. La Procura dichiara guerra ai Cobas e arresta 6 sindacalisti

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Provvedimenti cautelari contro esponenti di Usb e Si che denunciano: è il frutto di una norma del governo Draghi che aiuta Assologistica

 

Questura e Procura di Piacenza tornano a mettere nel mirino il sindacalismo di base, in prima linea nella lotta contro i giganti della logistica e le false cooperative che sfruttano i lavoratori, soprattutto migranti. Con un blitz all’alba di ieri degno delle operazioni contro le grandi organizzazioni criminali, sono stati posti agli arresti domiciliari sei sindacalisti: quattro del Si Cobas e due dell’Usb.

Ad effettuarlo la procura di Piacenza, la stessa che aveva chiesto solo 8 mesi di pena per l’autista che aveva investito e ucciso Abd El Salam, attivista sindacale durante un picchetto nel 2016, portando poi all’incredibile assoluzione.

E COSÌ DOPO IL LUNGO PROCESSO che lo ha visto assolto nella vicina Modena nel 2019, è stato nuovamente privato della libertà con le stesse accuse Aldo Milani, storico leader del Si Cobas. Assieme a lui altre tre dirigenti piacentini Mohamed Arafat, Carlo Pallavacini e Bruno Scagnelli, figure storiche nella lotta dei picchetti che ha portato tanti miglioramenti nelle condizioni dei lavoratori della logistica nell’area più importante del paese: Piacenza è infatti l’hub principale da Amazon a Ikea, da Fed-Ex a Tnt.

Assieme a loro ai domiciliare anche due esponenti dell’Usb – Roberto Montanari e Abed Issa Mahmoud Elmoursi – e altri due – Elderdah Fisal e Riadh Zaghdane – con altre misure cautelari: divieto di dimora e obbligo di firma.
Le accuse sono gravissime ma non nuove: associazione a delinquere, violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio.

A FINE MATTINA – mentre sotto si teneva già un sit-in di protesta del sindacato – la procuratrice Grazia Pradella ha cercato di spiegare l’inchiesta in una conferenza stampa con alcuni passaggi degni della commedia. “L’indagine è partita dal 2016, condensata in 350 pagine di ordinanza assai complessa e che va interpretata nella sua interezza. Solo una lettura intellettualmente avulsa da ogni pregiudizio può dare l’idea di questa indagine. Succede – spiega Pradella – che Usb e Si Cobas all’interno delle varie aziende iniziano una accesa conflittualità tra di loro per ottenere più tesseramenti e ciò a discapito dei lavoratori. Emblematico un episodio di un blocco di merci in un’azienda: improvvisamente uno dei leader dei Si Cobas per ragioni di screzio sentimental personale (sic, ndr) subìto da un’altra azienda, dirotta un pullman di lavoratori a fare un picchetto in questa altra azienda. A colpi di reciproci dispetti e di violenze private con cui vengono danneggiate le produzioni dei vari hub». Insomma: sotto accusa rimangono i picchetti, i blocchi delle entrate degli hub per non far circolare la merce, storico strumento di lotta sindacale dei Cobas.

LA PROVA REGINA dell’inchiesta per Pradella sarebbe questa: il Si Cobas in un anno abbia speso 300 mila euro per il noleggio di autobus per lo spostamento dei lavoratori nelle manifestazioni. Troppi soldi per un sindacato.
La nota della Digos va anche oltre parlando di «due distinte associazioni per delinquere finalizzate ad introitare i proventi derivanti dalle sostanziose conciliazioni lavorative e dal tesseramento dei lavoratori impiegati nel settore della logistica piacentina».

SOTTO ACCUSA anche i troppi scioperi: sarebbero stati attuati con motivazioni pretestuose e con intenti «estorsivi», «al fine di ottenere per i lavoratori condizioni di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale”. Un’accusa paradossale: il sindacato deve lottare per condizioni migliori e i sindacati di base (Usb, Si Cobas, Adl Cobas) non hanno sottoscritto quel contratto nazionale contestandolo apertamente nei contenuti.

Il Si Cobas denuncia come gli arresti siano il frutto avvelenato di una recentissima modifica legislativa – passata sotto silenzio- arrivata sotto la pressione dei big della logistica: «È altrettanto evidente il legame tra questo teorema repressivo e il colpo di mano parlamentare messo in atto pochi giorni fa dal governo Draghi su mandato di Assologistica, con la modifica dell’articolo 1677 del codice civile tesa a ad eliminare la responsabilità in solido delle committenze per i furti di salario operati dalle cooperative e dalle ditte fornitrici».

L’Usb denuncia come si stia tentando di «costruisce un vero e proprio teorema giudiziario» basato su «fatti criminosi quali picchetti, scioperi, occupazioni dei magazzini, assemblee». E per questo ha proclamato subito 24 ore di «sciopero generale della logistica» pariti alle 20 di ieri, fino alle 20 di oggi.

BEFFARDAMENTE GLI ARRESTI arrivano a 24 ore dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha revocato il foglio di via emesso proprio dalla Questura di Piacenza il 14 ottobre 2021 contro un responsabile del Si Cobas a cui era stato notificato dopo uno sciopero al primo storico magazzino Amazon di Castel San Giovanni.

* Fonte/autore: Massimo Franchi, il manifesto



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