Gaza. Negli attacchi aerei israeliani uccisi altri 12 palestinesi

Gaza. Negli attacchi aerei israeliani uccisi altri 12 palestinesi

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In totale i morti sono 22, i feriti oltre 130. I 350 razzi sparati dal Jihad verso Israele hanno fatto 21 feriti leggeri. La tregua appare lontana mentre il territorio palestinese rivive le stesse scene di un anno fa

 

La Striscia di Gaza, un anno dopo, si ritrova a contare i morti dei bombardamenti aerei. «Abbiamo ucciso numerosi terroristi del Jihad Islami sul punto di compiere attacchi», affermano fonti ufficiali israeliane, sottolineando l’eliminazione di Taysir al Jaabari, uno dei principali comandanti militari dell’organizzazione islamista. Erano «terroriste» anche la piccola Alaa Qadoum di 5 anni e la 60enne Dunia Al Amour? La prima è stata uccisa dai missili in casa, la seconda mentre era intenta nei preparativi del matrimonio del figlio. Ci sono anche loro tra i 22 morti palestinesi dell’offensiva Breaking Dawn  lanciata venerdì da Israele a scopo, sostiene, «preventivo». Ieri sera una bomba ha centrato una moschea nel nord di Gaza uccidendo almeno sette persone tra cui un bambino.

Sui media italiani più popolari se ne parla poco, quasi nulla. Molto più spazio, con interventi live di colleghi di radio e televisioni, trovano le paure dei civili israeliani che vivono nelle città adiacenti a Gaza. Sono 21 i civili israeliani rimasti feriti a causa dei 350 razzi lanciati dal Jihad (molti dei quali abbattuti), anche in direzione di Tel Aviv: 13 sono caduti mentre correvano nei rifugi, sei hanno avuto attacchi di panico e due sono stati colpiti da schegge. Quelli del Jihad non lo sanno ma i loro razzi hanno costretto la Juventus e l’Atletico Madrid a rinunciare all’amichevole in programma stasera a Tel Aviv per motivi di sicurezza.

125 sono i palestinesi feriti in due giorni, alcuni in modo grave, e gli ospedali piegati dal peso di 15 anni di embargo israeliano della Striscia e dalla mancanza di elettricità faticano ad assisterli. La gente di Gaza conta già anche le case distrutte. Le Nazioni Unite avvertono che sono 31 le famiglie rimaste senza casa e che gran parte delle infrastrutture e servizi di base sono «a rischio», con il carburante «che sta per esaurirsi». Se non riaprono i valichi, ci diceva ieri Aziz Kahlout, un reporter, «la centrale elettrica non potrà essere rifornita e rimarrà spenta. Avremo la corrente solo per poche ore al giorno e a rotazione tra le varie aree di Gaza». Non siamo ai numeri del maggio 2021 quando in 11 giorni di guerra furono uccisi 260 palestinesi e una dozzina di israeliani. Tra le «vittime», si fa per dire, di questa ultima escalation ci sono anche Giacomo e Amal, coppia italo-palestinese, entrambi cooperanti. Dovevano uscire oggi da Gaza e sposarsi in Italia il 21 agosto. Ma da Gaza ora non esce nessuno. «E non sappiamo quando saremo in grado di partire» ci diceva ieri Giacomo consapevole che Israele, anche quando riaprirà i valichi, concederà con il contagocce i permessi per attraversare il transito di Erez. «E se questo vale per gli stranieri, figuriamoci per i palestinesi», ha aggiunto sconsolato.

Se l’escalation in corso, innescata dall’attacco a sorpresa lanciato venerdì da Israele, si trasformerà in una guerra totale, è l’interrogativo di molti. Il movimento islamico Hamas, che controlla Gaza, sino a ieri sera è rimasto fuori dallo scontro e pur sostenendo il Jihad non ha preso parte al lancio di razzi indicando di non volere la guerra. «Ma se i raid aerei israeliani continueranno assieme alle uccisioni di palestinesi, Hamas si unirà alla battaglia, su questo non ci sono dubbi», spiega Aziz Kahlout. Israele ripete che l’offensiva militare andrà avanti e gli Stati uniti si sono schierati dalla sua parte pur esortando le parti a cessare le ostilità. Opposta la posizione della Russia. La portavoce del ministero degli esteri Maria Zakharova ha attribuito la colpa a Israele: «Ciò che ha provocato l’attuale escalation sono stati i bombardamenti dell’aviazione israeliana il 5 agosto, a cui i gruppi palestinesi hanno risposto con bombardamenti indiscriminati nel territorio israeliano». L’Egitto da parte sua fa sapere per bocca di Abdel Fattah el Sisi di essere impegnato in un «grande sforzo» per fermare la guerra. E farebbe pressioni su Israele per accettare il cessate il fuoco nelle prossime ore. Intanto centinaia di attivisti, ebrei e palestinesi, ieri hanno manifestato contro l’attacco a Gaza in varie città israeliane.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto



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