Turchia. Erdogan vs Kilicdaroglu, al voto la destra è ago della bilancia

Turchia. Erdogan vs Kilicdaroglu, al voto la destra è ago della bilancia

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 Oggi ballottaggio, si sceglie il presidente. I due rivali si spartiscono il voto nazionalista. Dopo il flop del primo turno, i sondaggisti restano in silenzio. Spettro brogli

Oggi la Turchia va al ballottaggio: per il secondo turno delle elezioni presidenziali poco più di 64 milioni di persone potranno andare a votare per scegliere tra l’attuale presidente, Recep Tayyip Erdogan, e il candidato delle opposizioni Kemal Kiliçdaroglu. Tra il 20 e il 24 maggio le cittadine e i cittadini residenti all’estero hanno già espresso il loro parere, con un’affluenza record (55%).

NELLE DOGANE e gli uffici di rappresentanza diplomatica in 73 diversi paesi, più di un milione e ottocentomila persone si sono recate alle urne. Facendo così si è registrata un’affluenza senza precedenti dal 2014, il primo anno del diritto di voto all’estero (all’epoca fu pari all’8%).

È previsto un ulteriore aumento, visto che il voto presso le dogane durerà fino alla chiusura dei seggi in Turchia (le 17 del 28 maggio). Anche in Italia è stato possibile votare per il ballottaggio nel consolato generale a Milano e all’ambasciata a Roma: per questo secondo turno sono stati registrati cinquecento voti in più rispetto al primo.

Nel frattempo nel paese le alleanze entravano in trattativa con diversi partiti per aumentare i propri voti. Al centro dei negoziati ovviamente c’è l’Alleanza ancestrale (Ata) che al primo turno aveva candidato Sinan Ogan, portando a casa poco più del 5% dei voti. Una somma assolutamente preziosa sia per Erdogan che per Kiliçdaroglu al secondo turno.

Il 22 maggio, dopo una serie di incontri con il presidente e i vertici del governo, Ogan ha deciso di dichiarare il suo sostegno per Erdogan al ballottaggio. Due giorni dopo, il 24 maggio, Umit Ozdag, leader del Partito della Vittoria che al primo turno aveva avanzato la candidatura di Ogan, ha deciso di esprimere sostegno pubblico a favore di Kiliçdaroglu.

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QUESTE DUE FIGURE rappresentano i valori ultranazionalisti, panturchisti, laici, xenofobi e razzisti nei confronti dei rifugiati presenti in Turchia. Dunque, come gesto di ringraziamento e fedeltà, subito dopo le trattative che si sono concluse con successo, Ogan ha iniziato a rilasciare dichiarazioni a favore delle operazioni militari dell’esercito turco in Siria elogiando il governo centrale nel suo «piano di rimpatrio graduale dei fratelli siriani».

Ozdag, da parte sua, si è espresso in modo ancora più diretto attraverso un tweet lanciato lo stesso giorno dell’accordo con Kiliçdaroglu: «Vi prometto che quando diventerò il ministro degli interni manderò a casa i siriani».

Anche se la notizia non è stata ancora confermata ufficialmente, si parla sempre di più della possibilità che a Umit Ozdag sia stato effettivamente promesso il ministero degli interni in cambio del suo sostegno a Kiliçdaroglu. Per Sinan Ogan il premio è stato immediato: il 25 maggio il presidente della Repubblica, in diretta tv congiunta sui canali Cnn Turk e KanalD, ha pronunciato queste parole: «Il signor Ogan lavora come membro della nostra alleanza. In questi giorni parteciperà alla nostra campagna elettorale in alcune città e in televisione».

Lo stesso Ogan che durante la campagna elettorale del primo turno, da candidato alle presidenziali, non aveva trovato nemmeno un secondo di visibilità e spazio nel canale televisivo statale Trt.

IN POCHE PAROLE, i candidati arrivati al secondo turno si sono spartiti i nazionalisti in cambio di qualche posizione, prestigio e visibilità. Intanto i sondaggi, che avevano fallito al primo turno, restano in silenzio. Tra i pochi istituti che si sono pronunciati, Konda attribuisce la vittoria a Erdogan con il 52% contro Kiliçdaroglu al 48%, per Area invece il vincitore è Kiliçdaroglu con il 50,6% dei voti.

C’è anche chi decide di non condurre nessun sondaggio per il secondo turno, come Kemal Ozkiran, il fondatore della storica azienda Avrasya. Ozkiran ha giustificato la sua decisione con un tweet: «Non abbiamo nessuna prova di grossi brogli. Ci siamo confrontati con altre aziende e avevamo un errore di stima accettabile. In conclusione, pensiamo che le previsioni possano aver fallito per varie ragioni: o i campioni sono stati costruiti in maniera non affidabile, oppure c’è stata una quantità di nuovi elettori non dichiarati (e quindi non raggiungibili dai sondaggi), oppure c’è effettivamente stato un problema di sicurezza nei seggi».

Le elezioni presidenziali che si concluderanno domenica rappresentano un momento senza precedenti per la Turchia: per la prima volta di un ballottaggio, per il profilo convergente dei componenti delle alleanze, per l’alta concentrazione delle parole d’odio sui rifugiati e per l’altissima affluenza registrata all’estero.

* Fonte/autore: Murat Cinar, il manifesto

 

 

 

ph by Cumhuriyet Halk Partisi, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons

 



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