La registrazione è la prova del modo a dir poco disinvolto utilizzato da Trump per gestire del materiale classificato che apparterrebbe all’Archivio di Stato.
Giusto per sgomberare il campo da possibili equivoci sulla consapevolezza di The Donald di stare maneggiando materiale sensibile, nell’audio si sente lo stesso Trump affermare che i documenti “sono altamente riservati”, confermando così di essere a consapevole di aver portato via dalla Casa Bianca dei documenti dal contenuto delicato.

Sulla vicenda, Trump ci aggiunge anche una battuta sulla sua eterna rivale, Hillary Clinton, e rispondendo a una donna presente all’incontro che suggeriva che Clinton quei documenti li avrebbe stampati Trump fa scoppiare tutti a ridere, replicando: “No li avrebbe mandate a Anthony Weiner”, riferendosi un ex esponente Democratico del Congresso, molto vicino alla famiglia Clinton, travolto da più scandali sessuali.

Solo pochi giorni fa durante un’intervista a Fox News, Trump aveva negato che i file che aveva portato a Mar-a-Lago dalla Casa Bianca contenessero documenti riguardanti l’Iran e aveva anche negato di aver parlato di quei documenti durante un incontro con i membri del suo staff mentre si trovava nel suo resort di Bedminster, in New Jersey.

Nell’audio ottenuto dalla CNN e poi ripreso e diffuso da tutti i media Usa, si sente Trump dire tutt’altro: “Vedi, come presidente avrei potuto declassificarlo, ora non posso. … Non è interessante? È così figo (cool)”.

Questo audio è una prova importante per il consigliere speciale Jack Smith che si sta occupando del caso dei documenti portati via da Trump quando ha lasciato la Casa Bianca e smentisce le dichiarazione del tycoon che ha sempre affermato di avere declassificato i documenti prima di lasciare l’incarico o di non sapere di possedere documenti riservati dopo aver lasciato la Casa Bianca.

Questa registrazione audio è citata nell’accusa e si specifica che l’incontro che Trump ha tenuto nel suo club di golf di Bedminster è avvenuto proprio con due membri dello staff e l’editore e scrittore di un libro in uscita. Il libro in questione è un libro di memorie del capo dello staff di Trump, Mark Meadows, uscito con il titolo The Chief’s Chief, in cui viene descritta tutta la scena, indicando che Trump parlava di un documento che sosteneva fosse un piano per invadere l’Iran messo a punto dal Dipartimento della Difesa e dal generale Mark A. Milley.

A quel tempo, Milley era un bersaglio frequente dell’ira di Trump e l’ex presidente sperava di smentire articoli e libri in cui si diceva che Milley aveva dovuto faticare spesso per fermare Trump dal compiere un’azione militare in Iran che tutti consideravano essere una mossa irresponsabile.

Ex funzionari militari hanno già dichiarato che Milley non aveva mai raccomandato di attaccare l’Iran ma che è una prassi comune che il Pentagono prepari dei promemoria in cui si delineano più opzioni militari per rispondere a un avversario straniero e comunque il promemoria riguardante un attacco militare all’Iran non era stato scritto da Milley.

A giorni Trump si troverà a rispondere di 37 accuse di reato relative alla presunta cattiva gestione di documenti classificati e nell’accusa, lunga 49 pagine, si parla anche di un secondo caso in cui Trump, dopo aver lasciato la presidenza, ha divulgato documenti sensibili in ambienti non protetti e a persone che non avevano le autorizzazioni necessarie per vedere un’informazione classificata.

Ad agosto o settembre 2021, Trump ha mostrato a un rappresentante anonimo del suo comitato politico una mappa classificata riguardante il “Paese B”, insistendo con il suo interlocutore che non avrebbe dovuto condividere la mappa con nessuno.

* Fonte/autore: Marina Catucci, il manifesto