Ecomafie prosperano sul ciclo del cemento e il traffico di rifiuti

Ecomafie prosperano sul ciclo del cemento e il traffico di rifiuti

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Legambiente: Campania, Puglia e Sicilia le regioni con più illeciti. Tra le province, prima Roma poi Napoli e Bari. Il fatturato illegale delle diverse filiere resta stabile a circa 8,8 miliardi di euro

 

Una media di 84 reati al giorno, nel 2022 l’ecomafia ha fatto registrare 30.686 illegalità ambientali (più 0,3% sul 2021) con un’impennata dei reati nel ciclo illegale del cemento (12.216 in totale, più 28,7% rispetto al 2021) e dei reati contro la fauna (6.481, più 4,3%), al terzo posto gli illeciti nel ciclo dei rifiuti (5.606). Crescono anche gli illeciti amministrativi: 67.030 con un incremento sul 2021 del 13,1%. Sommando abusi penali e civili, le violazioni delle norme a tutela dell’ambiente sfiorano quota 100mila: 97.716 le contestazioni, 268 al giorno. Campania, Puglia e Sicilia le regioni con più reati ambientali. A livello provinciale, Roma è la più colpita, new entry Livorno, al nono posto. Sono i dati presentati ieri relativi al rapporto Ecomafia 2023 di Legambiente.

IL CEMENTO ILLEGALE copre da solo il 39,8% degli illeciti registrati l’anno scorso: 12.430 le persone denunciate, 65 le custodie cautelari; di oltre 211 milioni il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative (più 298,5% rispetto al 2021). Ancora in crescita, da 1,8 a 2 miliardi di euro, il business dell’abusivismo edilizio. In calo il ciclo illegale dei rifiuti con una riduzione sia del numero di illeciti penali (5.606 in totale, meno 33,8% sul 2021) sia delle persone denunciate (6.087, meno 41%), ma aumentano le inchieste in cui viene contestata l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (268 contro le 151 del 2021). Nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra il 44,7% dei reati relativi a questo settore: la Campania con 22,5% del totale nazionale è al primo posto, seguita da Puglia, Lazio e Lombardia. Tra il 2022 e aprile 2023 sono state 41 le inchieste sul traffico illecito di rifiuti censite da Legambiente, circa 2,8 milioni di tonnellate sequestrate.

I ROGHI al quarto posto (5.207, meno 3,3%). In aumento i controlli, le persone denunciate (768, più 16,7%) e i sequestri (122, più 14%). La superficie colpita si è ridotta del 57% rispetto al 2021: 68.150 ettari, il 26% all’interno dei siti Natura 2000. Calabria e Sicilia le regioni più colpite. Settore agroalimentare: 41.305 i reati e gli illeciti amministrativi. Sul fronte archeomafia, sono stati 404 i furti d’arte nel 2022. Infine, a preoccupare è la corruzione ambientale: dal primo agosto 2022 al 30 aprile 2023 58 inchieste su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale; 22 i comuni sciolti per mafia analizzati nel rapporto, a cui si è aggiunto il recentissimo scioglimento dell’amministrazione di Rende, in provincia di Cosenza. In crescita i clan mafiosi: dal 1994 a oggi, sono 375 quelli censiti da Legambiente. Il fatturato illegale delle diverse filiere resta stabile a 8,8 miliardi di euro.

NEL 2022 le forze dell’ordine e le Capitanerie di porto hanno applicato per 637 volte i delitti contro l’ambiente, inseriti nel Codice penale grazie alla legge 68 del 2015, portando alla denuncia di 1.289 persone e a 56 arresti. Sono stati 115 i beni sottoposti a sequestro per un valore complessivo di 333.623.900 euro, in netta crescita rispetto ai 227 milioni di euro sequestrati l’anno prima. Il delitto più contestato è stato quello di traffico organizzato di rifiuti con 268 casi contro i 151 nel 2021, seguito da quello di inquinamento ambientale con 64 contestazioni. Dalla loro entrata in vigore a oggi, l’applicazione dei diversi ecoreati è scattata per 5.099 volte.

LA CAMPANIA si conferma al primo posto per numero di reati contro l’ambiente (4.020, pari al 13,1% del totale nazionale ma in calo rispetto ai 4.149 del 2021), persone denunciate (3.358), sequestri effettuati (995) e sanzioni amministrative (10.011). Seguita dalla Puglia con 3.054 reati. Terza la Sicilia con 2.905 reati. Sale al quarto posto il Lazio (2.642 reati), che supera la Calabria. La Lombardia, sesta con 2.141 infrazioni penali, è la prima regione del Nord avendo scavalcato la Toscana. Balzo in avanti dell’Emilia Romagna, che passa dal dodicesimo all’ottavo posto con 1.468 reati (circa il 35% in più rispetto al 2021). A livello provinciale, Roma con 1.315 illeciti si conferma quella con più reati ambientali, seguita da Napoli e Bari. Tra le new entry la provincia di Livorno, nona in graduatoria, con 565 infrazioni.

DIECI LE PROPOSTE di modifica normativa presentate da Legambiente: «Necessario rivedere il cosiddetto subappalto “a cascata”, previsto dal nuovo Codice degli appalti, e garantire il monitoraggio degli investimenti previsti dal Pnrr. Approvare il disegno di legge contro le agromafie; introdurre nel Codice penale i delitti contro la fauna e di incendio boschivo; emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione per l’ambiente; ripristinare la corretta attuazione di quanto previsto dalla legge 120/2020 sulla demolizione di immobili abusivi; garantire l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni iscritte nel Registro unico nazionale del Terzo settore».

IL NUOVO CODICE degli appalti preoccupa anche per altri due aspetti: «La soglia per effettuare le gare d’appalto è salita da 1.000.000 a 5.300.000 di euro, secondo una stima del Sole24ore su dati Anac il 98% dei lavori potrà esser assegnato senza bando; aumentano i rischi di infiltrazioni mafiose, corruzione e clientelismo». Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente: «L’Italia può e deve svolgere un ruolo importante perché la transizione ecologica sia pulita anche nella fedina penale, come prevede l’aggiornamento della direttiva sulla tutela dell’ambiente, da approvare entro la fine della legislatura europea».

* Fonte/autore: Adriana Pollice, il manifesto



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