Niger. Il golpe visto da vicino e i giorni dell’attesa

Visto da lontano, qui a Niamey dovrebbe esserci l’inferno o poco meno. Golpisti, ribelli, militari, possibilisti, massimalisti, filogovernativi, irriducibili e in tutto ciò il paventato (e per ora accantonato) intervento armato per ristabilire l’ordine democratico
Visto da lontano, qui a Niamey dovrebbe esserci l’inferno o poco meno. Golpisti, ribelli, militari, possibilisti, massimalisti, filogovernativi, irriducibili e in tutto ciò il paventato (e per ora accantonato) intervento armato per ristabilire l’ordine democratico. C’è, di contorno, il rinvio al mittente dei mediatori dell’ organizzazione regionale CEDEAO, dell’Unione Africana e dell’Onu, la chiusura delle frontiere alle mercanzie e le reiterate (e non inedite) interruzioni all’erogazione delle energia elettrica. Il tutto e molto altro, specie nella conosciuta ‘radio trottoir’ , cioè le dicerie, che si moltiplicano come le minacce e i timori che camminano assieme come fratelli gemelli. In tutto ciò, durante il progressivo colpo di stato del mercoledì 26 luglio del 2023, si affermano due costanti che a prima vista potrebbero sembrare fuori posto, visto il contesto.
La prima è quella delle rituali piogge di agosto che cadono, regolarmente e apparentemente senza fare differenze di sorta tra un regime e l’altro, nella capitale e in campagna. Ciò va a tutto vantaggio dei contadini e soprattutto del miglio, in fase di crescita, che ne costituisce l’alimento principale, assodato e inamovibile. La seconda realtà, che si evidenzia in questa particolare transizione, è quella dei pulitori di strade dalla sabbia che, caparbia come solo lei sa essere, occupa, invade, decora, delimita e interroga le strade della capitale. Con i giubbetti verdi e gialli del colore della municipalità di Niamey Nyala (la civettuola, nella lingua Zerma), addobbati con ramazze, pale e altri strumenti simili, tolgono la sabbia dalle strade asfaltate del centro città per accantonarla al margine della stesse. Prima o poi passerà un camion o, più facilmente, delle carriole che cercheranno di tenerla a bada, provvisoriamente, dal manto stradale.
Tra le due costanti appena disegnate e la terza citata sopra, cioè le interruzioni intempestive ma fedeli e costanti allo stesso tempo, nell’erogazione della corrente elettrica, si sviluppa il golpe militare tra nomine, arresti e tentativi di raccogliere il massimo di consensi da parte dei cittadini. Pioggia, sabbia e corrente, coi prezzi dei generi alimentari in rialzo e il senso di paziente sottomissione alla volontà divina, che tutto provvede, marcano i giorni nell’attesa cha accada quanto nessuno ancora sa bene cosa. Forse, ma si tratta solo di una remota possibilità, anche il golpe, come la politica e la democrazia, è di sabbia.
Mauro Armanino, da Niamey
ph by NigerTZai, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
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