Gaza. Israele prepara un «corridoio strategico» per rioccupare la Striscia

Gaza. Israele prepara un «corridoio strategico» per rioccupare la Striscia

Loading

L’esercito israeliano costruisce una strada che taglia in due la Striscia. E a Zeitoun cerca palestinesi per sostituire i funzionari di Hamas

 

Della strada 749 ha riferito per prima, qualche giorno fa, Canale 14, la tv online della destra. Ora sono giunte le prime conferme. Le forze armate israeliane stanno costruendo una nuova strada, descritta come un «corridoio strategico», che taglia in due la Striscia di Gaza. Corre da est a ovest, dalle linee di demarcazione fino alla costa mediterranea. Otto chilometri percorribili in pochi minuti dai mezzi militari israeliani che in questo modo potranno muoversi ed intervenire anche nel nord e nel sud della Striscia. La notizia si inserisce in un quadro bellico sempre drammatico per i civili palestinesi. Bombe israeliane sganciate su Rafah hanno ridotto in lastre di cemento e pietre la moschea Al Farouk e distrutto quattro case in quella che gli abitanti di Rafah hanno descritto come una delle notti peggiori dall’inizio dell’offensiva israeliana quasi 5 mesi fa. Almeno sette i morti. I loro cadaveri sono stati rinchiusi in sacchi. Nelle foto apparivano adagiati sul selciato fuori da uno degli obitori nella città a ridosso del confine egiziano – in cui oltre la metà dei 2,3 milioni di palestinesi di Gaza si ammassano in enormi tendopoli – e che nei prossimi giorni o settimane potrebbe essere il bersaglio di un’altra offensiva militare. La tensione è sempre più alta anche in Cisgiordania. Ieri mattina tre palestinesi, hanno aperto il fuoco contro le automobili in coda a un posto di blocco tra l’insediamento coloniale di Maale Adumim e Gerusalemme, uccidendo un israeliano e ferendo altre 11 persone. Due degli attentatori sono stati uccisi, il terzo è stato catturato.

La costruzione del «corridoio strategico» avviene al costo della distruzione di un gran numero di abitazioni palestinesi e di infrastrutture civili. Il suo completamento, con l’allestimento di posti di blocco e di zone di sicurezza, riguarda la fase successiva all’offensiva in corso, in cui Israele, evidentemente, intende mantenere il controllo di Gaza per un periodo indefinito di tempo. La strada ora sterrata si estende per circa otto chilometri, rimodella completamente la topografia della Striscia e, punto centrale, potrebbe impedire a un milione di palestinesi di tornare nel nord della Striscia. Il progetto si aggiunge alla «zona cuscinetto» larga un chilometro che il gabinetto di guerra israeliano, incurante dei blandi ammonimenti dell’Amministrazione Biden, ha ordinato di realizzare lungo il confine, all’interno di Gaza, sottraendo quasi 40 kmq, in buona parte terreni agricoli, al già minuscolo territorio della Striscia (circa 360 kmq).

Comunque sia, Washington si prepara a finalizzare una nuova spedizione di armi a Tel Aviv, comprese mille bombe MK-82 da 500 libbre. E non servirà a fermarla il racconto di Ramadan Shamlakh, 22 anni, che ha denunciato di essere stato violentemente percosso e ferito da soldati israeliani. In un filmato, il giovane palestinese appare con una benda macchiata di sangue avvolta attorno alla testa e un’altra attorno al braccio sinistro, il viso gonfio e insanguinato e con l’occhio destro chiuso, con tagli sulle dita della mano destra fatti, ha detto, con un coltello. «Mi sdraiava a terra e mi diceva di non muovermi. Prendeva delle pietre e le lanciava contro le mie gambe. Ogni volta che mi muovevo mi prendeva a calci. Non potevo respirare, non potevo parlare», ha dichiarato Shamlakh riferendo del comportamento di un soldato israeliano che gli avrebbe anche fracassato addosso due sedie.

Mentre prosegue la sua offensiva – che ha fatto circa 30mila morti palestinesi, 97 dei quali nelle ultime 24 ore, e decine di migliaia di feriti -, Israele cerca palestinesi che non siano affiliati ad Hamas per gestire gli affari civili nelle aree di Gaza in cui pensa di fare dei «test» in «sacche umanitarie» per l’amministrazione postbellica dell’enclave. L’ha riferito ieri il giornale Haaretz citando un alto funzionario israeliano. Il piano esclude coloro che sono legati ad Hamas e all’Autorità nazionale palestinese (Anp). Di fatto equivale alla rioccupazione di Gaza. Secondo la tv Canale 12, il sobborgo di Zeitoun, a nord di Gaza City, è il primo candidato per l’attuazione del piano, in base al quale commercianti locali ed esponenti della società civile distribuiranno aiuti umanitari alla popolazione. Hamas ha descritto il piano come «destinato al fallimento». Ma anche Wassel Abu Yousef, dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina di cui fa parte l’Anp, ha condannato le intenzioni di Israele. «Tutti i tentativi di Israele di cambiare le caratteristiche politiche, geografiche e demografiche di Gaza non avranno successo», ha detto previsto Abu Yousef. Gli Stati uniti vorrebbero «rivitalizzare» l’Anp e metterla al governo di Gaza dopo la guerra. Ma Israele continua a respingere questa proposta.

Il taglio dei fondi per l’Unrwa (Onu) da parte di 16 paesi, intanto comincia a pesare anche in Libano dove si trovano 12 campi profughi palestinesi. Dorothee Klaus, direttrice dell’agenzia a Beirut, ieri ha avvertito che i fondi sono finiti e si augura che i donatori facciano marcia indietro e riprendano i finanziamenti all’Unrwa che assiste in tutto il Medio oriente oltre cinque milioni di profughi palestinesi. Israele accusa 12 dei 13.000 dipendenti dell’Unrwa di aver preso parte all’assalto guidato da Hamas il 7 ottobre e chiede che l’agenzia venga chiusa o almeno fatta uscire da Gaza. Sino ad oggi però non ha fornito le prove definitive della partecipazione dei 12 dipendenti all’attacco di Hamas. Nel Libano da mesi fronte di guerra parallelo a quello di Gaza, altre quattro persone sono state uccise e altre sono rimaste ferite in un attacco di droni israeliani contro un appartamento nella città di Kfar Remen, situata nella regione del governatorato di Nabatieh.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto



Related Articles

Bosusco, si tratta. I maoisti insistono: «Liberate i nostri»

Loading

Sono ottimisti, i mediatori che ieri in una sede del governo dell’Orissa, in India, hanno ripreso la trattativa per la liberazione di Paolo Bosusco, il cittadino italiano ancora nelle mani di un gruppo di maoisti.

Norvegia: confermati i conservatori anti immigrati al governo

Loading

Norvegia. Il voto conferma il governo, 27% ai socialdemocratici Verdi e sinistra al 3,2 e al 2,4%

Castro e Gates uniti nella lotta Il nemico comune ora è Ebola

Loading

La charity di un ricco filantropo e uno squattrinato governo comunista danno l’esempio alla (finora) risibile armata degli aiuti internazionali all’Africa di Ebola

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment