Voto a Cipro. Avanza l’ultradestra Elam, succursale di Alba dorata

Voto a Cipro. Avanza l’ultradestra Elam, succursale di Alba dorata

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ATENE. Tutte le previsioni dicevano che il partito Disy del presidente della Repubblica di Cipro Nikos Anastasiades avrebbe dovuto essere duramente punito. È ancora fresco lo scandalo delle cittadinanze cipriote (quindi europee) vendute per anni a personaggi equivoci da uffici legali strettamente legati alla destra al governo. Lo scandalo ha provocato le dimissioni del presidente del parlamento (sempre Disy), ma Anastasiades è riuscito a contenere il calo di consensi al solo 2,8%, mantenendo la destra cipriota al 27,7%, primo partito dell’isola.

Le perdite a destra sono andate per via diretta a Elam, il partito neofascista nato come succursale cipriota di Alba dorata. Dopo la condanna dei nazisti di Atene, Elam ha fatto di tutto per distinguersi e rendersi autonomo dai camerati in Grecia. Evidentemente ci è riuscito, raggiungendo un inquietante 6,7%. Con questi voti i fascisti ciprioti sembrano aver guadagnato un posto permanente nel sistema politico dell’isola. Resta da vedere se questo si tradurrà in sempre più frequenti vandalismi alle macchine dei turco-ciprioti e assalti ai tifosi di Omonia, la squadra di calcio della sinistra. Un inatteso 6% ha ottenuto una nuova formazione, Dipa, creata da scissionisti del partito di centro-sinistra Diko, generosamente sostenuti dalla destra. Il Dipa si distingue per il fatto che è partito di notabili, senza un programma e una politica propria ma pronto a soddisfare richieste clientelari.

I partiti della sinistra sono i grandi sconfitti. I comunisti dell’Akel speravano di raccogliere il voto di protesta contro Anastasiades. È successo invece che sono scesi al loro minimo storico, il 22,3%. «Stanno ancora pagando la pessima gestione del presidente comunista Dimitris Christofias. L’elettore ha temuto che un crollo della destra facesse diventare realtà il desiderio dei comunisti e ha voluto scongiurarlo», commenta un diplomatico cipriota.

Perdite consistenti hanno però colpito anche le altre formazioni della sinistra cipriota: Diko ha ottenuto l’11,4%, il Partito socialista Edek il 6,7% e gli Ecologisti il 4,4%.

Cipro è una repubblica presidenziale e le elezioni parlamentari non hanno conseguenze immediate sul governo. La seconda presidenza di Anastasiades scadrà nel febbraio del 2023.
Il presidente cipriota può sentirsi rafforzato dall’esito delle urne soprattutto nel difficile braccio di ferro con Ankara per farle ritirare le sue truppe dal nord dell’isola, dove stanziano dal lontano 1974. Erdogan e il suo uomo nei territori occupati, il turco-cipriota Ersin Tatar (condannato per reati finanziari a Londra), rifiutano ogni ipotesi di riunificazione dell’isola e puntano sul riconoscimento internazionale dello stato fantoccio turco-cipriota. Le Nazioni Unite, che mediano da mezzo secolo, spingono per una soluzione federativa. Anastasiades non si oppone, ma vuole evitare gli errori del passato, che hanno portato agli scontri tra le due comunità dell’isola.

* Fonte: Dimitri Deliolanes, il manifesto



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