Il bavaglio ai referendum
Non si fanno le tribune politiche sui quesiti, i telegiornali cancellano la parola proibita dai notiziari e i talk show non se ne possono occupare. Tutta la macchina informativa avrebbe dovuto fare il suo mestiere di strumento democratico da più di un mese, per un preciso obbligo di legge. Dal 4 di aprile noi tutti avremmo dovuto già farci una robusta opinione su come riempire le schede che in una domenica di giugno avremo tra le mani. E in questo caso il condizionale è d’obbligo dal momento che se chiedete ai sondaggisti quale conoscenza ha l’opinione pubblica del prossimo voto referendario per tutti la risposta è la stessa: nessuna. Anzi la maggioranza degli intervistati è convinta che non ci sono referendum da votare. Il muro berlusconian-leghista è stato costruito abusivamente con una forma di ostruzionismo che ha bloccato la commissione parlamentare. Finora gli appelli, le sollecitazioni delle opposizioni e dei comitati che hanno raccolto le firme ci avevano sbattuto contro, senza alcun effetto. C’è voluta l’occupazione simbolica della commissione parlamentare da parte del radicale Beltrandi, giunta alla fine di una giornata di assedio della sede di S.Macuto, perché anche le massime cariche istituzionali battessero un tardivo colpo. I presidenti di delcamera e senato sono intervenuti riconoscendo «l’oggettiva rilevanza » della questione, riservandosi di intervenire per togliere il bavaglio. Ma il danno è fatto e difficilmente sarà risarcibile. Unmese di silenzio abbinato alla mossa truffaldina del governo di ritirare il piano per la costruzione di nuove centrali, ha già abbondantemente compromesso l’esito dei tre referendum. Ora si tratta di scalare la montagna dell’ignoranza coltivata e della disinformazione programmata. La Rai dovrebbe imprimere alla campagna informativa una forte accelerazione per recuperare il tempo perduto. Ecco un’ottimo banco di prova per la neo direttrice di vialeMazzini, Lorenza Lei, indicata all’unanimità dal Cda alla successione del megafono berlusconiano Masi. Tutti, consiglieri e presidente, affermano che Lei sarà un direttore di garanzia. Lo può dimostrare da domani.
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