Scontri, la linea dura di Maroni “In Val Susa tentato omicidio” i No-Tav: l’assedio continuerà 

Loading

CHIOMONTE – Il giorno dopo la battaglia nel cantiere della Maddalena, ancora presidiato da polizia e carabinieri, i lavori sono ripresi a ritmo ridotto: nei ripetuti assalti di domenica pomeriggio sono state infatti danneggiate quattro benne, colpite da pietre e molotov e rese del tutto inutilizzabili insieme ad altri mezzi. La tensione in Val Susa resta alta. Ieri pomeriggio una roulotte abbandonata dai No Tav sotto il cavalcavia dell’autostrada è stata incendiata. «Sono stati gli operai del cantiere, hanno voluto vendicarsi» hanno detto i portavoce dei No Tav. In realtà  i carabinieri dei Cacciatori di Sardegna poco dopo l’incendio del mezzo (che secondo la polizia è «nella disponibilità ) del Centro sociale Askatasuna) hanno inseguito per ore nei boschi una decina di persone che era stata vista aggirarsi nei dintorni della roulette prima che prendesse fuoco.
I No-Tav, intanto, hanno annunciato la protesta non si ferma. «L’assedio ai cantieri dell’alta velocità  continuerà  fino a che non saranno smobilitati», hanno scritto sul loro sito. Più tardi hanno dato la loro versione degli scontri. «Domenica non c’erano black bloc, ma solo persone, in grandissima parte della Val di Susa, che si erano equipaggiate con caschetti e maschere antigas per difendersi dopo quello che era successo lunedì. Ma erano tutti a mani pulite», ha spiegato Maurizio Piccione, uno dei leader del movimento. È stata una conferenza stampa movimentata: un giornalista del Secolo XIX che chiedeva lumi sull’assalto alla Centrale Elettrica è stato spintonato e invitato ad andarsene.
La condanna delle violenze è unanime. Anche Beppe Grillo ha preso le distanze dalle frange più estremiste e precisato: «Ho chiamato eroi i valsusini che domenica hanno manifestato pacificamente come fanno da anni per il loro territorio. Sono il primo a condannare e a voler sapere chi sono i black bloc…». Durissimo il giudizio del ministro dell’Interno Roberto Maroni che, dopo aver elogiato il comportamento di carabinieri e polizia che alla fine degli scontri hanno contato quasi duecento feriti, ha dichiarato: «È stata una violenza di stampo terroristico e sono d’accordo con chi ipotizza per quello che è successo domenica pomeriggio il reato di tentato omicidio». Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, però ha sottolineato: «Penso anch’io che aggredire poliziotti che stanno difendendo un legittimo cantiere sia un reato ma spetta al magistrato e non al ministro stabilire quale…».
Le accuse per i quattro ragazzi arrestati domenica durante gli scontri per ora sono quelle di resistenza, lesioni, violenza privata e lancio di oggetti atti a offendere. Questa mattina i quattro compariranno davanti al giudice per la convalida dell’arresto. Ieri però la polizia ha setacciato gli ospedali della zona in cerca di eventuali feriti durante l’assalto al cantiere. I No-Tav però hanno fatto sapere: «Anche molti dei nostri sono stati feriti ma per evitare denunce indiscriminate sono stati curati privatamente».
Al centro della polemica c’è però soprattutto Alberto Perino, il pensionato che in questi anni è diventato il volto più conosciuto del Movimento contro l’Alta velocità . Per molti è sua la colpa di aver attirato in Val Susa con i suoi continui appelli alla mobilitazione le frange più violente. Ieri Perino è stato interrogato dal pm Manuela Pedrotta, lo stesso magistrato che lo ha già  indagato per istigazione alla violenza. Questa volta lo ha sentito come «persona informata dei fatti» circa una lettera anonima arrivatagli una settimana fa e che ha seguito un’altra missiva piena di una polvere misteriosa inviatagli in passato.


Related Articles

IL TEMPO DEI MOVIMENTI

Loading

 «Non c’è sostituismo che tenga», mi diceva una volta Hans Magnus Enzensberger. Per sostituismo intendeva l’atteggiamento di chi pensa di potersi sostituire a movimenti che non sono emersi. Ma in realtà  per molti anni proprio di sostituismo abbiamo vissuto, ectoplasmatici Ersazt di movimenti assenti.

Una vita da fuggiasco

Loading

Cesare Battisti, una vita in fuga dopo attentati, condanne, carcere, è nato nel 1954 a Sermoneta, non lontano da Latina. Nel 1968 si iscrive al Liceo classico, nel 1971 abbandona la scuola, nel ’72 primo arresto per una rapina compiuta a Frascati. Tra il ’74 e il ’76 altri arresti per furto e sequestro di persona. Nel ’76 partecipa alla fondazione dei Pac, Proletari armati per il comunismo, formazione nata nell’area dell’autonomia del quartiere Barona, alla periferia di Milano.

L’iPhone si rifà  il trucco, ma non è la svolta fan delusi e il titolo Apple va giù a Wall Street

Loading

Presentata la versione aggiornata del melafonino, più potente e parlante anche se non è ancora la versione 5.  L’assistente vocale non si limita a capire le parole ma riesce a inserirle in un contesto sensato 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment