Aumenti, agli uomini il 2,7%in più
Peccato però che si riferisca alle posizioni manageriali, incontrastato campo maschile, e che a parità di ruolo, e quindi di complessità da gestire, non ci sia motivo che determini remunerazioni diverse. L’analisi— Questo aspetto è sottolineato da Chiara Paolino, estentrice della ricerca elaborata dall’osservatorio sul Diversity Management della Sda Bocconi, in collaborazione con Hay Group Italia, su un campione di 222 aziende e oltre 8 mila dirigenti. «Questo dato evidenzia una netta e chiara discriminazione di genere, enfatizzata anche dal fatto che sulle posizioni manageriali il confronto è fra i molti uomini e le poche donne che le ricoprono. Inoltre, e questo dato è forse ancora più “forte”, ad ogni passaggio di carriera gli uomini incrementano la loro remunerazione del 2,7%in più rispetto alle colleghe. Ma c’è altro: a parità di ruolo, gli incentivi a target prefissati (e quindi ipotizzati e scommessi rispetto alle potenzialità del collaboratore) sono inferiori del 6,4%e quelli effettivamente erogati del 5%» .
La forbice salariale — Se invece consideriamo l’osservatorio di Mercer — società di consulenza organizzativa —, costituito esclusivamente da grandi aziende strutturate e multinazionali, osserviamo— come ci dice Marco Morelli, partner e responsabile Italia Human Capital — che «non ci sono significative differenze retributive fra i dirigenti che riportano direttamente all’amministratore delegato, anche se pure in questo caso le donne sono una assoluta minoranza. La forbice salariale invece aumenta di più del 10%per quanto riguarda quella popolazione femminile sempre più numerosa di dirigenti di prima nomina e quella immediatamente successiva di “professional”che ricoprono posizioni-chiave per l’azienda; ancora di più quindi rispetto ai dati Bocconi. I motivi potrebbero riguardare la minore disponibilità di tempo, ma anche la maggiore gioventù nel ruolo, che porta oggi giovani determinate e estremamente competenti a ricoprire posizioni equivalenti a quelle di uomini con maggiore anzianità nel ruolo» .
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