“Gay, norma incostituzionale” no alla legge sull’omofobia

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ROMA – Niente da fare ancora una volta. L’Italia non avrà  nel suo ordinamento un’aggravante per i delitti commessi a causa di omofobia e transfobia. Come nell’ottobre del 2009, la Camera ieri ha infatti giudicato incostituzionale la proposta di modificare l’articolo 61 del codice penale, rendendo più severe le pene per chi commetteva un reato spinto dall’avversione contro i gay.
Come nell’ottobre del 2009, a guidare la battaglia contro il testo della deputata democratica Anna Paola Concia è stata l’Unione di centro di Casini e Buttiglione. Spalleggiata dalla Lega. E il Pdl non si è certo lasciato pregare nell’ostacolare la legge. Con la sottile differenza che il partito di Berlusconi ha presentato una questione sospensiva invece che una di incostituzionalità  Ma al momento del voto, il Pdl ha detto sì all’incostituzionalità . Hanno dato indicazione di voto contrario Pd, Idv e Fli. Risultato: 293 voti a favore, 250 contro e 21 astenuti e così la legge, secondo regolamento, è stata respinta. Bocciata, sepolta.
Un voto che però qualche sorpresa l’ha registrata. Perché il ministro Mara Carfagna non ha votato come il suo partito: si è astenuta invocando il dialogo. Lo stesso ha fatto un big del Pdl come Claudio Scajola. Imitato da Nunzia De Girolamo, Lella Golfo altri 14 colleghi del gruppo. Santo Versace invece ha votato proprio no.
L’esito del voto non è comunque piaciuto neanche al portavoce del Pdl Daniele Capezzone. L’ex radicale ha subito commentato: «A mio parere, la Camera ha perduto un’occasione per dare un contributo positivo al contrasto di ogni discriminazione a sfondo sessuale». Un giudizio negativo sul voto arriva anche Carlo Vizzini. Il senatore, presidente della commissione Affari costituzionali, ha detto che «è un’occasione persa per dimostrare di essere un partito laico e cioè equidistante da tutti i cittadini di qualunque cultura, genere o religione». Il voto comunque ha creato divisioni ovunque. I centristi Pierluigi Mantini e Lorenzo Ria, per esempio, hanno votato no, mentre la collega Anna Teresa Formisano ha scelto l’astensione. In Fli hanno votato con la maggioranza Menia, Proietti Cosimi e Toto.
Alla fine della votazione la Concia, relatrice di minoranza, ha preso la parola e ha lanciato un’accusa forte alla maggioranza e all’Udc: «Oggi la maggior parte del Parlamento – ha detto – ha scelto di stare dalla parte dei violenti e non delle vittime delle violenze e delle discriminazioni». Ma è stata bloccata da Gianfranco Fini per motivi regolamentari. Poco dopo però il presidente della Camera ha tenuto a far sapere: «Se avessi potuto votare come un semplice deputato, avrei convintamente votato contro le pregiudiziali di costituzionalità ».
Parole che hanno innescato un vivace dibattito. Dove il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto ha spiegato: «Nel merito noi non abbiamo nessun atteggiamento omofobo e la nostra posizione di fondo è quella di considerare i gay come dei cittadini uguali agli altri». Ma per Pier Luigi Bersani il voto di ieri «è una vergogna che spero non passi inosservata, perché è una pagina brutta. Quando hanno approvato il reato di immigrazione clandestina non si sono fatti sofisticazioni».


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