Mediobanca, giochi fatti per il consiglio

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MILANO – Somiglia allo status quo l’accordo trovato su patto e cda di Mediobanca dei prossimi tre anni. A cinque mesi dalla defenestrazione di Cesare Geronzi, che faceva temere la resa dei conti tra i due bastioni italiano e francese, il proibitivo contesto e le diplomazie hanno fatto ragionare i due fronti. Ne uscirà  un patto che cala di poco (dal 44,46 al 43,29% del capitale), il rafforzamento dei manager (specie nel cruciale comitato nomine), un lieve incremento dei soci industriali e una governance migliorata con i limiti di età  dei vertici e, se si riuscirà , più “quote rosa”, che tuttavia difficilmente supereranno il numero di quattro.
Ieri il comitato nomine di Unicredit – primo socio con l’8,66% – ha scelto la continuità , confermando consiglieri per Mediobanca il presidente Dieter Rampl, il vice Fabrizio Palenzona e l’imprenditore-azionista Roberto Bertazzoni (che ha l’etichetta di indipendente). Mercoledì prossimo toccherà  al patto di Mediobanca ratificare i pesi, definire la lista del cda in scadenza il 28 ottobre e rinnovare la presidenza, che dovrebbe toccare ancora ad Angelo Casò. Il patto indicherà  la lista di maggioranza, cui se ne affiancherà  una delle Fondazioni (non ne fanno parte ma sceglieranno un indipendente, forse espresso da Cariverona) e una di Assogestioni, per nominare un altro consigliere.
Le maggiori incognite sono legate al numero di consiglieri indipendenti, che per il nuovo statuto Mediobanca dovrà  essere di due per ognuno dei tre gruppi (vedi tabella). Ciò produrrà  gli unici rimescolamenti di sedie: tra i soci A bancari (5 posti) potrebbe diventare “indipendente”, insieme a Bertazzoni, Eric Strutz (espresso da Commerzbank che è in uscita). Nel B degli industriali (7 posti), Della Valle gradirebbe un posto, ma non essendo indipendente dovrebbe scalzare uno dei cinque “big” (Marco Tronchetti Provera, Gilberto Benetton, Carlo Pesenti, Marina Berlusconi e Jonella Ligresti, che essendo le uniche due donne hanno una carta in più). In alternativa, Della Valle potrebbe nominare un indipendente, meglio se donna – incombe la legge sulle quote rosa, dal 2012 – a fianco di Casò. Nel gruppo C (4 posti) è certa l’uscita di Antoine Bernheim, e agli attuali Vincent Bolloré, Jean Azema e Tarak Ben Ammar (indipendente) si unirà  un altro/a indipendente scelto dal bretone. Il ruolo degli indipendenti è cruciale, perché due di loro affiancheranno i manager di Mediobanca – l’ad Alberto Nagel, il presidente Renato Pagliaro e il dg Francesco Saverio Vinci – nel comitato nomine, che decide i vertici di Generali e Telecom. Dato che in Italia il concetto normativo di consigliere “indipendente” è lasco e formale, potrebbe uscirne un compromesso che lascia agli indipendenti “targati” Palenzona (Unicredit) e Ben Ammar (Bolloré) le due poltrone del nomine.
Quanto ai pesi nel patto, sono confermati l’uscita di Commerzbank e Sal Oppenheim, che hanno l’1,7% a testa, mentre si rafforza Della Valle (sale all’1,9% dallo 0,5 precedente). Crescono anche i francesi: nel gruppo straniero infatti esce Santander (1,84%) mentre sale al 6% Bolloré e sfiora il 5% Groupama.
Sempre ieri Unicredit, che riuniva anche il comitato strategico, ha discusso formalmente del piano triennale, e del connesso rafforzamento patrimoniale da decidere dopo metà  novembre, quando saranno più chiari i conti del terzo trimestre e le richieste regolamentari. E dipenderà  dall’andamento del titolo, che ieri si è ripreso un 7,43% a 0,737 euro.


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