Riina junior libero, a Padova rischio barricate

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VOGHERA – E dopo tanto tempo ù picciriddu è ancora libero. U’ picciriddu, bambino in siciliano, ha trentaquattro anni fatti e il suo nome è Giuseppe Salvatore Riina ma tutti lo chiamano “Salvuccio”. Ed è il secondo figlio maschio del capo dei capi di Cosa Nostra. È uscito, è uscito dalla galera a sorpresa ieri mattina trasformandosi in un fantasma per quarantotto ore. Il tempo di respirare l’aria buona della libertà  e poi presentarsi in un posto di polizia per segnalare la sua ingombrante “presenza”. Non più da detenuto ma da vigilato speciale in attesa di un lavoro in Veneto e, chissà , forse anche di una nuova esistenza.
Un abile depistaggio dei suoi avvocati ha seminato giornalisti e telecamere che aspettavano il ritorno al mondo di “Salvuccio” per oggi, lui però tutto solo ha lasciato la cella del supercarcere di Voghera in gran segreto intorno a mezzogiorno. Il saluto con l’agente penitenziario al cancello, il borsone a tracolla, in lontananza un’auto scura che lo stava aspettando. Dentro c’era un uomo alla guida, la madre Ninetta Bagarella e – raccontano testimoni – «un’altra donna che era probabilmente sua sorella Lucia». Così dopo nove anni di galera per associazione mafiosa ed estorsione, il terzogenito dell’uomo più potente della mafia siciliana, è ancora (quasi) un cittadino come tutti gli altri che ha scontato la sua pena. E, soprattutto, annuncia che «vuole cambiare vita».
La notizia della sua scarcerazione è filtrata ieri sera tardi. Oggi “Salvuccio” è da qualche parte nel nord dell’Italia. Fino a domani a ora di pranzo farà  festa con la madre Ninetta, poi dovrà  firmare il librone dei sorvegliati e raggiungere Padova dove il Tribunale di Pavia l’ha obbligato a prendere la residenza. Quasi a millecinquecento chilometri di distanza dalla sua Corleone. Con il suo nome, forse sarà  più difficile vivere fuori che dentro. È il destino di chi si chiama Riina.
«Di sicuro in Sicilia e a Corleone non tornerà  mai più», dice l’avvocato di suo padre Luca Cianferoni, quello che difende il boss dei boss nei processi per le stragi del 1992 e quelle in Continente del 1993. «E Corleone non può certo sopportare la presenza di un simile rampollo di Cosa Nostra, uno che in passato non ha mai rinnegato, non si è mai dissociato dal padre… il suo ritorno sarebbe pericoloso», spiega Antonino Iannazzo il sindaco di Corleone. “Salvuccio” non vuole andare nella sua Corleone e la sua Corleone non lo vuole. Sembrerebbe tutto facile ma non è proprio così.
La libertà  per qualche settimana giù in Sicilia nell’inverno del 2008 – un conto sbagliato sulla decorrenza dei termini – è bastata al piccolo Riina per provare a conquistarsi uno “spazio” nonostante tutti gli occhi dei poliziotti puntati su di lui. Ha “mafiato” (si è atteggiato a boss) un po’, si è presentato una volta in ritardo alla firma e – come scrissero i carabinieri in una loro informativa «frequentava pregiudicati». L’hanno riportato all’Ucciardone per scontare il resto della pena, poi un carcere dopo l’altro fino a quello di Voghera. Lì, il miracolo.
L’incontro con i rappresentanti di una Onlus, propositi di buona condotta perenne, la proposta di un lavoro. Da impiegato. Pare che gli abbiano anche già  trovato un piccolo appartamento, camera, bagno e cucina. E pare pure che, nel tempo libero, «Salvuccio» studierà  a Padova per prendersi una laurea in Economia. «Vedremo se avrà  voglia di cambiare: qui non facciamo sconti a nessuno perciò non ci interessa se questo ragazzo è il figlio di Totò Riina», fa sapere Tina Ciccarelli, una delle fondatrici della Onlus “Noi famiglie contro l’emarginazione e la Droga” che si è fatta carico di offrirgli quel lavoro. E aggiunge: «In carcere tutti sono santi e buoni pur di uscire, è dopo che si vede che cosa accadrà . E a lui dico: giocati bene questa opportunità . Non credo che ci saranno tante altre associazioni disposte a correre questo rischio».
Ma sarà  davvero il posto giusto Padova per il figlio del capo dei capi? C’è molta gente che non è proprio felice. Per esempio, quelli della Lega. È da giorni che protestano, che annunciano manifestazioni di piazza, che vogliono organizzare fiaccolate «per difendere il nostro territorio». Hanno fatto appelli al Senato. E anche al ministro della Giustizia Nitto Palma. Sono pronti a fare le barricate se “Salvuccio” diventerà  cittadino padovano. Con quel nome, al terzogenito di Totò Riina non sarà  facile vivere da nessuno parte. Né fra i leghisti e né fra i siciliani.


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