“Stanno cedendo gli argini” ora è il Piemonte ad avere paura

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ALESSANDRIA – Nel quartiere Pista Alta, periferia di Alessandria, la strada non c’è più da ieri mattina. Al suo posto c’è un lago da cui affiorano a stento i cartelli stradali e che copre con le acque placide mezzo rione. Il supermercato Panorama sulla cui facciata un gigantesco striscione annuncia la straordinaria apertura domenicale è chiuso, i carrelli scivolano sul palmo d’acqua che filtra dalle porte a vetri, i garage sono scomparsi, sommersi dalla piena. È qui, a Pista Alta, che il Bormida ha rotto gli argini, creando quello che il sindaco Pier Carlo Fabbio, professore di letteratura, insiste a chiamare “fornice” e che altro non è che una breccia da cui le acque del fiume si sono travasate nel quartiere. «È stato l’Orba che venerdì notte in poco più di tre ore è arrivato a 7, 5 metri di altezza, tre metri in più rispetto alla sua solita piena, creando una massa d’acqua che si è poi riversata nella Bormida creando le condizioni per l’onda d’urto che ha originato il fornice», sottolinea il sindaco convinto di aver scovato il colpevole dell’improvvisa inondazione. Già  alle prime luci dell’alba di ieri aveva firmato le ordinanze per evacuare 250 persone in quelle che vengono definite fascia A e B, le zone della città  più vicine ai corsi d’acqua. Tredici di queste hanno dovuto essere portate via a forza, non volevano lasciare le loro case. Il “fornice” poi è stato sbarrato con un intervento sincronizzato di ruspe che hanno tappato la breccia nell’argine con i “Big bags”, grossi sacchi di sabbia. Il lago però è rimasto, nonostante le due idrovore capaci di aspirare 1200 metri cubi d’acqua ciascuna al secondo. Come la paura che qui si chiama Tanaro, Bormida e soprattutto Po, la cui piena è attesa per oggi pomeriggio.
I fiumi nell’Alessandrino sono da sempre guardati con sospetto e ora più che mai dato che proprio il 6 novembre di diciassette anni fa le loro acque nel quartiere Orti annegarono 12 persone. Per ora in quel rione è tutto sotto controllo ma la gente ha paura e ripete: «L’argine avrebbe dovuto essere rialzato di almeno un metro dopo quella tragedia ma gli ambientalisti si sono opposti rivolgendosi al Tar che ha sospeso i lavori a fine anno. Con un metro in più staremmo più tranquilli».
L’Arpa per tutta la zona ha lanciato un allarme tre, il livello massimo di pericolosità . E in tutto il Piemonte è stato d’emergenza. A Torino lunedì le scuole resteranno chiuse. A Casale hanno sgomberato 200 persone, in pratica tutti i residenti in via Marzabotto e via Boves. A Frassineto 28, a Solero 144, a Quattordio 16. Ovada, che è a un passo dal confine dalla Liguria, è martoriata dalla frane: le acque dello Stura e dell’Orba che di solito sono due pacifici torrentelli sono salite di almeno cinque metri e diciassette persone le cui case sono troppo vicino alle loro sponde sono finite in un ostello. «Alla fine saranno almeno un migliaio le persone evacuate», spiega Paolo Filippi, il presidente della Provincia di Alessandria.
Il prefetto Pier Francesco Castaldo insiste perché la gente resti in casa, almeno sino a quando l’emergenza non sarà  passata. Si arrabbia però quando da una tv locale arrivano le voci di cittadini spaventati e grida: «È tutto sotto controllo, siamo ancora ben lontani dai settemila metri quadri dell’alluvione del ‘94». In città  però hanno aperto in fretta furia la caserma Valfrè e il Forte Acqui per essere pronti ad accogliere cinquemila sfollati. I fiumi però qui sono traditori e non si ripetono. Ci si aspettava l’inondazione degli Orti e il Bormida è tracimato a Pista Alta. Il questore Filippo Dispenza ha sguinzagliato le sue pattuglie a sorvegliare gli argini e una Volante venerdì notte è rimasta intrappolata dall’improvvisa inondazione davanti al supermercato. E il peggio probabilmente deve ancora venire. Piove ancora ed è una pioggia fredda e cattiva e se la Bormida sembra calare le acque del Tanaro si stanno ingrossando. «E nelle prossime ore sono previsti 170 millimetri di pioggia», dice preoccupato il sindaco Fabbio.


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