Borse deboli per banche e Tobin tax lo spread tocca 530, euro sotto 1,27

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MILANO – L’ultima festività  del periodo natalizio, la Befana, non ha portato il bel tempo sui mercati finanziari europei. Con l’unica eccezione di Londra (+0,45%) le Borse europee hanno chiuso con il segno meno e Piazza Affari come al solito si è aggiudicata la maglia nera (-0,82%) seguita da Francoforte, in calo dello 0,62%, e da Parigi, giù dello 0,24%. E ancora una volta sono stati i timori legati ai debiti pubblici a spingere giù le quotazioni e a riportare la tensione sullo spread Btp-Bund, insieme ai forti ribassi sulle banche alle prese con le richieste Eba di importanti ripatrimonializzazioni. Una parte dei nervosismi è stata legata anche alla Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che Parigi ha annunciato di voler introdurre entro l’anno: ieri Mario Monti ha detto che «non è una priorità , ma ho annunciato al presidente Sarkozy, come ho detto giorni fa al Parlamento italiano, che il mio governo ha fatto un’apertura».
Piazza Affari è stata la più pesante: Unicredit, alla vigilia dell’aumento che partirà  lunedì, è sprofondata per il terzo giorno consecutivo, perdendo l’11,12%, portando così a -37% il bilancio dalla chiusura di martedì. Unicredit ha bruciato 4,6 miliardi di capitalizzazione, scendendo a quota 7,6 miliardi, valore praticamente identico ai 7,5 miliardi che la banca si appresta a chiedere al mercato. Intensi anche gli scambi, quasi doppi rispetto al giorno prima e pari al 5,98% del capitale pre-aumento. Da lunedì si riparte, da un prezzo rettificato delle azioni ordinarie di 2,6220 euro. Male anche le altre banche: Intesa lascia sul terreno il 4,37%, Bpm il 4,39%, Mps il 2,66%, Banco Popolare il 2,61% e Ubi il 2,32%.
Né va meglio il quadro macro, per quanto riguarda l’Europa. A parte una serie di dati negativi ma di minor impatto, ha colpito negativamente il calo inaspettato degli ordinativi in Germania, che a causa della forte contrazione della domanda estera hanno subito una caduta del 4,8% in novembre. Un fattore di instabilità  rispetto a quella che era considerata la locomotiva del Vecchio Continente, considerata per ora immune dai rischi di recessione. Il bilancio della giornata è particolarmente pesante per i titoli di Stato italiani: in particolare i decennali hanno visto allargarsi lo spread con i Bund fino a 530 punti, per poi chiudere intorno a 527 (comunque in rialzo di 7 punti rispetto al giorno prima) e con un rendimento a 7,13% nonostante siano stati segnalati interventi in acquisto da parte della Bce. In compenso i tassi a breve si sono dimezzati dai momenti peggiori della crisi (ora il tasso sui Bot a tre mesi è sotto il 2%, quello a sei mesi è al 2,6%) ma sulle scadenze intermedie – i Btp a 3 e a 5 anni – la distanza con i Bund resta altissima: 560 punti base per il tre anni, 543 per la scadenza appena più lunga (che corrisponde ad un rendimento del 6,2%). Ancora debole l’euro, che al termine degli scambi valeva 1,2722 dollari contro gli 1,2794 della chiusura precedente, dopo aver toccato un minimo a 1,2687, il livello più basso dal settembre scorso, mentre hanno toccato un nuovo record i depositi a un giorno delle banche dell’eurozona presso la Bce: ieri hanno parcheggiato all’Eurotower 455,3 miliardi contro i 443,7 miliardi del giorno prima.


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