La ex Bertone: la RSU rifiuta il modello Mirafiori, investimento FIAT a rischio

Loading

Dopo 10 anni di Fiom ho preso una decisione importante: sono andata alla sede e mi sono iscritta al sindacato aziendale». Lo chiama proprio così – aziendale – il Fismic, il sindacato di cui mostra la tessera nuova. Per una che ha portato la bandiera Fiom a innumerevoli cortei dev’essere costata. Come costano il figlio di 4 anni e il mutuo. «È così, ma questa volta i compagni stanno combattendo una battaglia persa: siamo in Europa, se l’azienda ti dice che o firmi o non fa l’investimento, non c’è spazio per la trattativa, bisogna salvare i posti di lavoro». Silvana Ceccarello, chiameremo così questa madre-operaia della ex Bertone, è figlia della crisi e del mercato globale. Sono 8 anni che la fabbrica, oggi Officine Automobilistiche Grugliasco, aspetta il lavoro. Dopo due anni di cassintegrazione e un passaggio al tribunale fallimentare, è arrivata Fiat. La nuova proprietà  ha proposto un investimento da 500 milioni e la commessa per la nuova Maserati, 50.000 vetture. In cambio, ha proposto un accordo modello Mirafiori. Ma questa non è Mirafiori. La Fiom è forte: 70% degli iscritti e due Rsu su tre. Il sindacato ha detto no e l’azienda si è alzata: «Non ci sono le condizioni». Da allora, 22 marzo, tutto è congelato. Silvana Ceccarello è figlia dell’impasse ed è la nuova sfida della Fiom. Le sconfitte di Pomigliano e Mirafiori erano in parte giustificate dall’essere minoranza. Ma in questa fabbrica, con una maggioranza così schiacciante, com’è possibile questo stallo? I nuovi operai vivono in un nuovo mondo produttivo in cui ci si deve confrontare con cinesi e coreani, in cui in Italia un lavoratore su quattro è in cassintegrazione. E così cambiano le regole. La globalizzazione si mangia imperativi categorici come il principio di rappresentanza. Le Rsu Fiom sono bloccate? Uilm e Fismic giocano la loro partita e aggirano l’ostacolo. Ieri è stato presentato il Comitato per il Sì. Si raccolgono firme direttamente tra i lavoratori, anche Fiom, per andare alla firma dell’accordo. Dicono di essere arrivati a 350 su 1096. «Se arriviamo al 50 per cento più uno chiediamo a Fiat di poter firmare noi l’accordo – dice il segretario piemontese Maurizio Peverati – Se rimarremo al di sotto, chiederemo il referendum». Non è un semplice tentativo di tagliare le gambe alla Fiom. La globalizzazione impone nuovi strumenti di espressione del consenso, emarginando Rsu, assemblee, dibattiti. La Fiom si difende. «È davvero sconcertante che Uilm e Fismic chiedano ai lavoratori una delega in bianco per firmare un accordo che nemmeno c’è – dice Federico Bellono, segretario generale della Fiom torinese – È un tentativo di carpire la buona fede dei lavoratori». Anche un’altra prassi consolidata è messa in discussione: la trattativa. «Gli altri sindacati hanno abdicato al loro ruolo, ormai tutto si riduce a un sì o a un no». Salta la discussione punto per punto degli accordi in cui la Fiom era fortissima. L’accusa viene rispedita al mittente dal Fismic: «La Fiom è caduta molto in basso – dice il segretario piemontese Vincenzo Aragona – Chiedere a Marchionne di intervenire in assemblea significa chiedere all’azienda di sostituirsi ai sindacati». Controreplica Bellono: «Forse è un’accusa da prendere sul serio visto che di ruolo di supplenza storicamente se ne intendono». Scintille tra sigle che nascondono un cambiamento più profondo, ma che ancora incontra resistenze. Ieri, per la prima volta dopo Mirafiori, si è spaccato il fronte del sì. La Fim si è defilata. «Non sono d’accordo con la raccolta di firme sostiene il segretario Claudio Chiarle Nei nostri rapporti ci sono delle regole: l’unico strumento legale è la consultazione segreta dei lavoratori attraverso un referendum. Se vincesse il sì, è chiaro che bisognerebbe rifare le elezioni delle Rsu, ma non sono possibili né auspicabili altre forzature». La Fiom non può abbandonare le battaglie di Pomigliano e Mirafiori, ma neppure far cadere l’ex Bertone. Ma sono battaglie costose: entro due mesi i suoi delegati termineranno le ore di permesso sindacale a Termoli e Cassino, poiarriveranno Melfi, Sevel e Fma di Arbellino. Non avendo firmato gli accordi non hanno diritto al monte ore aggiuntivo. Senza tempo, le battaglie sono più difficili e il mutuo di Silvana Ceccarello non aspetta. Ma senza tempo, anche un’azienda che compete al ritmo accelerato della concorrenza globale non può attendere più oltre.


Related Articles

LA STRADA BASSA DELLA FIAT

Loading

È POSSIBILE, mentre il XXI secolo avanza e una grave crisi sconvolge economie e società di mezzo mondo, riuscire a fabbricare beni e servizi ad alti livelli di produttività e mantenere al tempo stesso fermi i diritti che i lavoratori hanno conquistato in una generazione di lotte e sacrifici? A questo interrogativo l’ad Fiat Sergio Marchionne ha risposto più volte di no.

Blocco licenziamenti solo fino a agosto Contratto di rioccupazione con sgravi

Loading

Le Misure del Decreto. Cgil, Cisl e Uil critici: chiedevano a gran voce la proroga del blocco dei licenziamenti fino a ottobre e non l’hanno ottenuta con il rischio di centinaia di migliaia di licenziamenti. Norma per salvare i lavoratori ex Embraco: altri sei mesi di cassa integrazione

«Inaccettabili aumenti di 8 euro dopo sei anni di blocco dei contratti pubblici»

Loading

Pubblico Impiego. Dai servizi ai ministeri, dalla scuola al privato sociale, sabato 28 sfilano nella Capitale i lavoratori pubblici con i sindacati Cgil-Cisl-Uil

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment