“Le Coop hanno le risorse per Unipol-Fonsai”

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MILANO – Operazione industriale e non finanziaria. Per dar vita a un nuovo campione nazionale. E nello spirito dell’economia mutualistica. Marco Pedroni, presidente di Finsoe, la cassaforte delle coop e socio di maggioranza di Unipol, parla per la prima volta da quando è nato il progetto per la fusione con Fonsai.
Pedroni, perché Fonsai sarebbe una buona opportunità  per i vostri soci?
«Unipol, che ha sempre monitorato il mercato per sfruttare possibili occasioni, ha ritenuto che asset e portafoglio di Fonsai e della Milano fossero una grande occasione di crescita nel proprio core business. Per cui quando si è prospettata l’opportunità  dell’operazione abbiamo valutato la validità  del progetto industriale. Per il tempo che ci è stato concesso, pensiamo sia un buon progetto sia per i nostri azionisti ma anche per il sistema paese con la creazione del secondo gruppo dopo Generali».
Per realizzarlo chiederete altri sacrifici ai vostri soci. Valgono la pena?
«Abbiamo valutato l’operazione sotto tre profili: che fosse convincente nel merito, che avessimo le risorse necessarie e i manager all’altezza. Ai nostri soci che hanno già  investito oltre un miliardo per Unipol, chiediamo un altro sacrificio ma siamo convinti che ci sarà  un ritorno significativo. Non parlo solo in termini finanziari, la nostra ottica non è di un investimento sul breve. Lo voglio dire pure ai dipendenti, agli agenti e agli azionisti di Fonsai: se fosse andata in liquidazione si troverebbero in ben altra situazione».
I manager Unipol sono in grado di reggere il salto dimensionale?
«Crediamo di avere un gruppo dirigente su cui puntare altrimenti non avremmo dato il via all’operazione. Hanno avuto la capacità  di riposizionare il gruppo, tornando a privilegiare il rapporto con le famiglie, le cooperative e le imprese. Siamo tornati allo spirito originario, quello mutualistico. Non guardiamo ai corsi di Borsa, non rispecchiano i risultati». 
Ora a qualcuno verrà  la tentazione di dichiarare “Abbiamo un’assicurazione”. Ma la precedente avventura nella finanza con la scalata a Bnl non finì bene.
«Un’assicurazione l’abbiamo già , la vorremmo solo più grande. Ma il progetto è diverso da quello del 2005, in cui vennero commessi anche degli errori. È diverso il contesto, allora ci furono delle resistenze nei nostri confronti, ed è diverso il contenuto: la creazione di un polo assicurativo. Ma devono essere chiare due cose: continuiamo solo se c’è un consenso generale sull’operazione e, come ha già  detto l’ad Carlo Cimbri, non c’è stato contatto né sono arrivate indicazioni da alcun livello politico nel prendere la decisione definitiva».
Quale sarà  l’ammontare dell’impegno finanziario delle Coop?
«Una stima approssimativa prevede un impegno diretto per le imprese cooperative tra 300 e 350 milioni per l’aumento di capitale. Finsoe dispone di risorse proprie che copriranno l’investimento fino a 450-500 milioni».
Non crede che lo spirito delle Coop sia quello di stare lontano dai giochi della finanza?
«Ribadisco che si tratta di una operazione industriale. Inoltre, crediamo che nel nostro fare assicurazione in modo diverso, con quello spirito mutualistico di fondo di cui parlavo prima, come tutela delle famiglie e dei consumatori. Vorrei ricordare che dopo il crac Lehman fummo i primi a garantire il recupero dei capitali ai nostri clienti: Unipol non era obbligata, ma lo fece lo stesso».
E sarebbe stato coerente dare un bonus ai Ligresti per la loro uscita dopo aver portato il gruppo al crac?
«Non è previsto alcun bonus: siamo i primi a essere soddisfatti che il progetto sia cambiato dopo gli ulteriori approfondimenti del management. E siamo contenti che grazie all’aumento di capitale in Premafin ci siano risorse che entrano direttamente ed esclusivamente nel patrimonio del futuro gruppo assicurativo».
Vi hanno rimproverato di salvaguardare l’esposizione di Mediobanca in Fonsai, oltre un miliardo e in Unipol, altri 400 milioni.
«Mi viene da dire, con una battuta, che Mediobanca è meglio averla alleata che avversaria. Credo sia un accordo equilibrato e che Mediobanca sarà  un partner importante. Così come credo che lo stesso ritenga Mediobanca di Unipol: tre anni fa non sarebbe stato così. A dimostrazione dei passi avanti che abbiamo fatto».


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