Scuola, il Caso delle Assunzioni Fantasma

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È il secondo stop nel giro di poco più di un mese. Le commissioni Affari costituzionali e Attività  produttive approvano nel pomeriggio un emendamento del Pd al decreto legge sulle semplificazioni che prevede l’assunzione di 10 mila insegnanti. Costo dell’operazione 350 milioni di euro l’anno, da trovare ritoccando le imposte sui giochi e sull’alcol. Ma in serata arriva lo stop della commissione Bilancio, custode della tenuta dei conti quando ci sono provvedimenti che prevedono un costo per le casse pubbliche. Il sottosegretario al Tesoro Gianfranco Polillo dà  parere contrario e l’emendamento torna nelle commissioni Affari costituzionali e Attività  produttive dove stamattina si cercherà  una difficile soluzione. Perché questa marcia indietro? La linea del governo e della commissione Bilancio è netta: di fronte a una spesa sicura, una volta assunti gli insegnanti vanno pagati ogni mese, le entrate aggiuntive generate dall’aumento delle imposte su giochi e alcol sarebbero incerte. In sostanza la misura potrebbe creare deficit. La stessa osservazione che aveva fatto un mese fa la Ragioneria generale dello Stato. Nella prima bozza del decreto sulle semplificazioni, quando il testo era ancora allo studio del governo, la misura delle nuove assunzioni già  c’era. Ma alla fine era stata tolta sempre per problemi di copertura. Cosa succederà  adesso? Approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 27 gennaio, proprio ieri il decreto legge aveva superato il primo scoglio parlamentare con il via libera dalle commissioni Affari costituzionali e Attività  produttive della Camera. Oggi dovrebbe essere all’esame dell’Aula di Montecitorio, ma prima si dovrà  risolvere la grana delle assunzioni nella scuola riscrivendo l’articolo oppure eliminandolo del tutto. Una volta sciolto questo nodo il governo metterà  la fiducia, la decima dall’inizio del mandato. Formalmente riguarderà  un maxi emendamento sempre del governo che ricalcherà  il testo uscito dalle commissioni, un modo per salvare il ruolo del Parlamento e stringere i tempi. In caso di fiducia a Montecitorio bisogna aspettare 24 ore prima del voto. Se non ci saranno altri rinvii, dunque, il via libera dell’Aula dovrebbe arrivare domani. Poi il testo dovrà  passare al Senato dove deve essere convertito entro il 27 marzo.


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