Un altro lavoratore si dà  fuoco in strada

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Può essere un argomento interessante per il presidente del Consiglio e il ministro del Lavoro che vogliono licenziare più facilmente per salvare l’Italia? Non strumentalizziamo, e stiamo ai fatti cui ci stiamo abituando con incredibile rassegnazione, proprio come ci siamo assuefatti alle morti sul lavoro. Ma questi non sono «incidenti», sono suicidi o tentati suicidi.
Ieri, davanti all’Arena di Verona, ci ha provato un muratore 27enne di origine marocchina. Dice di essere rimasto senza stipendio da quattro mesi e per la disperazione si è dato fuoco alle gambe e alla testa. Sono riusciti a salvarlo, è ricoverato all’ospedale di Verona Borgo Trento, le sue condizioni sono gravi ma non perderà  la vita. Per Vincenzo Scudiere, segretario confederale della Cgil, «il governo non deve in alcun modo sottovalutare quanto accaduto a Verona, una vicenda drammaticamente simbolica delle condizioni di disagio in cui versano migliaia di persone che rischiano, senza interventi concreti, di rimanere senza reddito, senza pensione e senza futuro». Incontestabile anche l’analisi del segretario del Prc Paolo Ferrero. «La responsabilità  di tanta disperazione – dice – che coinvolge operai e piccoli imprenditori che non sanno come pagare i loro debiti, sta nelle politiche del governo e delle banche. Le banche non fanno credito a chi opera nell’economia reale e cerca di mantenere l’occupazione, e il governo con le sue manovre sta aggravando la recessione e aumentando la disoccupazione».
Purtroppo, per quanto possano fare sforzi di comprensione, i «tecnici» al governo e i politici in parlamento non riusciranno mai a mettersi nei panni di chi fa fatica anche a pagare le bollette. Solo ieri l’altro, un muratore di 58 anni si è dato fuoco davanti all’Agenzia delle Entrate di Bologna: ha lasciato due lettere, alla moglie e al fisco. Due giorni prima, a Trani, un imbianchino di 49 anni si butta dal balcone perché non riesce a trovare lavoro. Una settimana fa, a Cepagatti, nel pescarese, un imprenditore di 44 anni si impicca nel suo capannone. Tre giorni prima, a Crispiano, in provincia di Taranto, un uomo di 60 anni tenta di impiccarsi in uno sgabuzzino e per caso la moglie riesce a salvarlo. Nella stessa giornata, a Sospirolo, vicino a Belluno, un uomo di 53 anni in difficoltà  economiche si impicca perché non riesce ad incassare alcuni crediti. Il 9 marzo ci provano altre due persone. Una donna di 37 anni di Lucca ingerisce del liquido per sgorgare gli scarichi dopo essere stata licenziata (si salverà ) e un commerciante di Taranto si impicca… La lista delle vittime (incompleta) è solo per restare al mese di marzo.
Le statistiche dei suicidi in Italia sono relative al 2010. Due anni fa si sono uccise 3.048 persone (2.399 uomini e 649 donne). I tentati suicidi invece sono stati 3.101 (1.646 uomini e 1.455 donne). Tra la persone che si sono tolte la vita 362 erano in cerca di occupazione: significa che la disoccupazione uccide una persona al giorno. Il rapporto diretto tra i suicidi e le «ragioni economiche» è risultato uno dei più alti degli ultimi decenni (187 casi, erano 150 solo due anni prima).


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