Il piano Salini per Impregilo al test della comunità  finanziaria

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MILANO – I risultati del gruppo Salini mostrano una crescita su tutta la linea, resta però il fatto che il gruppo romano ha dimensioni e redditività  inferiori rispetto alla società  con cui vorrebbero convolare a nozze. L’azienda guidata da Pietro Salini ha infatti rastrellato sul mercato il 25,3% di Impregilo e si appresta a presentare alla comunità  finanziaria il piano di integrazione fra le sue attività  con quelle del gruppo milanese, da cui nascerebbe il nuovo colosso italiano delle costruzioni. Intanto ieri Salini ha annunciato il bilancio consolidato del 2011, che si è chiuso con un fatturato in aumento del 27% a 1.426 milioni, mentre il margine lordo è salito solo del 2,7% a 173 milioni anche per il venir meno di alcune componenti straordinarie. L’incidenza del mol sui ricavi è pari al 12,6%, il risultato operativo è invece salito del 6,4% a 77 milioni (il 5,4% dei ricavi) mentre grazie ad altre voci non ricorrenti l’utile prima delle imposte è superiore a quello operativo e pari a 83,1 milioni, il 50% in più del risultato 2010. Nello stesso periodo la sola divisione costruzioni di Impregilo ha invece registrato ricavi pari 1.618 milioni, un margine lordo di circa 220 milioni (13,6% delle vendite) e un risultato operativo di 161,5 milioni (10% del fatturato) e quindi doppio rispetto a quello della società  romana.

A dire il vero però i dati non sono del tutto omogenei, perché le due aziende adottano diversi standard contabili ed entrambe hanno registrato fattori eccezionali, tali da alterare i risultati della gestione ordinaria. Più facile invece mettere a confronto il portafoglio ordini, che per Salini ammonta a 10,4 miliardi e per Impregilo 13 miliardi. Infine, analizzando la posizione finanziaria netta, a fine dicembre Salini aveva 34,3 milioni di cassa, nonostante l’investimento di 123 milioni per rilevare circa il 15% di Impregilo, partecipazione che nei primi mesi del 2012 è stata arrotondata al 25,3% e che dovrebbe salire ancora per arrivare al limite della soglia d’Opa. Impregilo ha invece chiuso il 2011 con 527 milioni d’indebitamento netto, cifra destinata a ridursi con l’incasso dei 375 milioni relativi all’inceneritore di Acerra.

Venerdì prossimo sarà  convocato un cda di Impregilo, che tra le altre cose dovrebbe esaminare il piano industriale “stand alone” studiato da McKinsey e Jp Morgan. E così Impregilo arriverebbe con qualche giorno di anticipo rispetto al piano elaborato da Kpmg e Bcg per Salini, che invece dovrebbe essere illustrato al mercato lunedì 23 aprile. Ma anche il gruppo Gavio, che attraverso Auto ToMi controlla il 29,9% di Impregilo, ha dato mandato a Mediobanca di studiare i possibili scenari. E nell’attesa di sapere chi guiderà  in futuro Impregilo, ieri le azioni sono salite dell’1,7% con forti volumi.


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