Vertici Rai, il governo accelera. «Arrivati diversi curriculum»

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ROMA — Tempo di ricambio per i vertici Rai. Quindi di altissima fibrillazione politica. Ieri «fonti di Palazzo Chigi» hanno fatto sapere che «diversi curricula sono arrivati al presidente del Consiglio, Mario Monti» il quale «avrebbe già  effettuato alcuni incontri per la designazione delle nomine del governo nel consiglio di amministrazione della Rai». Tanto è bastato per scatenare un corto circuito nell’universo legato al Servizio pubblico. Poi il sottosegretario Antonio Catricalà  ha gettato acqua sul fuoco («incontri di Monti? A me non risultano…») però ha ricordato «che bisogna affrettarsi perché il Cda della Rai è effettivamente in scadenza».
I nomi. Monti avrebbe effettivamente visto, nei giorni scorsi, Rocco Sabelli, manager uscente di Alitalia, da tempo nel totonomine come possibile direttore generale. In quanto ai curricula, ce n’è certamente uno sul tavolo di Monti, per la presidenza o la direzione generale: quello di Giovanni Minoli, che lui stesso ha mandato da tempo a Palazzo Chigi dopo aver proposto pubblicamente proprio il sistema della trasparenza delle candidature in base alla vita professionale. Altri nomi che circolano insistentemente: Giulio Anselmi (per la presidenza), per la direzione generale Claudio Cappon (due esperienze alla guida della Rai), Francesco Caio, attuale amministratore delegato di Avio con un passato in Merloni e Olivetti, Giancarlo Leone, ora responsabile della struttura Intrattenimento della Rai ed ex vicedirettore generale. Michele Santoro e Carlo Freccero, che si sono pubblicamente auto-candidati a presidenza e direzione generale, spediranno oggi, giovedì, i loro curricula a Palazzo Chigi dove ieri risultavano ancora «non pervenuti». In quanto all’uscente Lorenza Lei, continuano le voci di un appoggio da parte di Silvio Berlusconi.
Il tempo stringe. Domani, venerdì, si riunirà  l’assemblea dei soci per varare definitivamente il bilancio Rai 2011. Lì comincerà  l’iter del rinnovo. Ieri l’ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza ha incaricato il presidente Sergio Zavoli di «sondare nei prossimi giorni il governo per capire come intende procedere sul rinnovo». Su proposta di Zavoli ci sarà  un incontro con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda il quale, giorni fa, aveva annunciato che il ministero dell’Economia avrebbe designato il consigliere di sua competenza, e successivamente indicato il candidato presidente, solo dopo la votazione degli altri sette consiglieri da parte della Vigilanza, come indica la legge Gasparri. Ma probabilmente Zavoli vuole capire quanto sia autentica la voce secondo la quale il governo intenderebbe intervenire anche sul numero dei consiglieri, riducendoli da nove a cinque. Manovra tecnicamente complessa, visti i tempi.
La prossima settimana la Vigilanza potrebbe trasformarsi in seggio elettorale ma senza sicurezze politiche: sette consiglieri nominati dalla Vigilanza, un consigliere indicato dal ministero dell’Economia che designa il presidente poi sottoposto al voto della Vigilanza. Infine la nomina del direttore generale da parte del nuovo Cda d’intesa con il ministero dell’Economia. Il Pdl insiste per una votazione rapida e un immediato ricambio (Alessio Butti: «Si proceda al rinnovo con la legge vigente»). Il Pd è fermo sulla posizione espressa dal segretario Pier Luigi Bersani: «Non partecipiamo al voto con questa legge. Santoro e Freccero sono esperti di serie A ma prima serve la riforma della governance».
Intanto il direttore generale uscente Lorenza Lei si ritrova a fronteggiare una vera e propria rivolta dei Tg dopo gli annunciati tagli. Carlo Verna, segretario dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, prevede un imminente sciopero dell’informazione. L’assemblea del Tg3 ribadisce che sulle risorse per la testata «pesa un taglio di 800 mila euro, da 7,5 milioni di budget 2011 a 6,7 milioni di budget 2012». Il Comitato di redazione del Tg1 ricorda di aver perso in un solo anno un milione di euro e chiede, a proposito dei tagli: «Tutti devono dare il buon esempio, a cominciare dai vertici che dovrebbero semmai ridursi lo stipendio e non aumentarselo». Il Cdr del Tg2 avverte che «l’ultima decurtazione di budget annunciata dalla direzione generale mette a serio rischio la nostra possibilità  di garantire un’informazione completa e corretta».


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