Parmalat, i fondi all’attacco sul blitz Usa

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PARMA – I fondi d’investimento scendono in campo contro il blitz Usa di Parmalat-Lactalis. Amber Capital, salita negli ultimi giorni all’1,97% del capitale, ha contestato in assemblea l’operazione che porterà  la società  italiana a rilevare per 904 milioni di dollari dal suo socio di riferimento le attività  di Lactalis Usa e i diritti alla commercializzazione di Galbani e altri formaggi in centro e Sud America. «Una transazione fatta nell’interesse del gruppo di controllo e contro quello dell’azienda e dei suoi azionisti», ha detto il rappresentante del fondo statunitense. «Realizzata per di più a un prezzo privo di senso», gli ha fatto eco Arturo Albano di Talete corporate governance in rappresentanza di Labrusca Global Fund.
La levata di scudi è servita (per ora) a poco. La famiglia Besnier ha tirato dritto. E mettendo sul tavolo il suo peso in Parmalat (l’83,3%) ha dato il via libera alla compravendita che le consentirà  di incassare un maxi assegno dalla controllata, dimezzando il tesoretto raccolto in sei anni dopo il crac dalla gestione di Enrico Bondi. «L’investimento garantirà  importanti sinergie a Collecchio», ha detto Franco Tatò, presidente di Parmalat espresso dalla famiglia Besnier. «È un buon affare. Fatto rispettando tutti gli obblighi di mercato e malgrado le richieste ossessive, inusuali e a volte discutibili della Consob – ha continuato tranchant l’ex numero uno Enel -. Se avremo sbagliato ce lo direte la prossima assemblea». 
Albano ha espresso a voce alta i dubbi del mercato: «Non è che i Besnier sono stati costretti a mandare in porto in fretta e furia quest’operazione perché non avevano i soldi per pagare una tranche di 1,5 miliardi di euro del maxi-finanziamento contratto per scalare Parmalat in scadenza a luglio?». «Non possiamo saperlo», ha risposto Tatò. «A pensar male si fa peccato ma a volte ci si prende», ha scherzato Albano.
Lactalis non ha mai fatto mistero del desiderio di mettere le mani sugli 1,5 miliardi di Collecchio. Già  nel prospetto dell’Opa aveva buttato lì l’ipotesi di fare dell’azienda un polo nel latte in Europa cedendole asset in Francia e Spagna. Poi ha ripiegato sugli Usa, ma l’esito è simile: incassare i fondi tricolori, la cui gestione è stata tra l’altro trasferita da mesi a Parigi. «Una decisione che ci ha garantito il 10% del dividendo» ha detto Tatò, che sulle voci di delisting Parmalat ha detto: «Non ha notizie ma in ogni caso è una decisione del socio di maggioranza».
L’acquisizione di Lactalis Usa, dopo l’ok assembleare, dovrebbe procedere a ritmi spediti. A complicare i piani c’è però una novità : nel cda eletto ieri sono entrati due consiglieri di una lista di minoranza espressa proprio da Amber Capital, guidata dal suo storico numero uno in Italia, Umberto Mosetti. Si tratta dello stesso fondo che ha guidato la lodevole ed efficace crociata contro i mille conflitti di interessi dei Ligresti nella galassia Premafin. Anche a Collecchio, visti i primi passi dei Besnier, avrà  molto da fare a riguardo.


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