Tagli e imposizione fiscale: italiani lasciati soli a fronteggiare la crisi

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ROMA – Italiani soli davanti alle incertezze provocate dalla crisi: è questa l’immagine restituita dal “Rapporto sui diritti globali” presentato oggi a Roma (vedi lanci precedenti). Soli perché gli enti locali non possono rispondere ai loro bisogni, presi come sono a evitare il default fronteggiando i tagli ai trasferimenti con l’aumento delle imposizioni fiscali.
I tagli sono noti: il fondo per le politiche sociali dal 2010 al 2011 è sceso da 929,3 a 273,9 milioni. Il fondo sulla non autosufficienza, che era di 400 milioni, è stato azzerato. Intaccati pesantemente anche quello per le politiche giovanili (da 94 a 12,8 milioni), per l’infanzia e l’adolescenza (da 30 a 3 milioni) e per il servizio civile (da 299,6 a 110,9). Anche il fondo per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione ha subito una decurtazione da 143,8 a 32,9 milioni.
In tutto questo, la famiglia viene fortemente penalizzata: il relativo fondo è passato da 186,57 nel 2009 a 100 milioni nel 2010, per scendere a 52,46 milioni nel 2011. Quest’anno si attesta su 52,536 milioni e crolla a 31,391 milioni per il 2013. Numeri, questi, che fanno dire ai curatori del rapporto che “le politiche sociali a favore dei nuclei familiari sono, in Italia, ridicole”. Tra i 27 paesi Ue siamo in coda, al 25esimo posto, per gli investimenti in spesa sociale a sostegno della famiglia. Ancora una volta sono le donne a pagare un conto salato: in Italia lavora il 48%, contro il 59% della media Ue. Complessivamente, le donne caregiver garantiscono 2,2 milioni di ore di assistenza all’anno. I bimbi inseriti negli asili sono il 15% (5% al Sud), ben distanti dall’obiettivo Ue del 33%. (gig)

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