L’Inghilterra saluta Murdoch “Ha fatto troppi danni, ora vada via”

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LONDRA â€” L’inizio della fine, perlomeno in Inghilterra. Così il mondo politico, gli analisti della City e i media reagiscono alla notizia trapelata alla chetichella sabato sera, e poi diventata un terremoto che ha scosso il mondo, sulle dimissioni di Rupert Murdoch dai consigli d’amministrazioni del Times, del Sunday Times, del Sun e di altri organi di carta stampata in Europa, Australia, Asia, Stati Uniti. Sebbene i portavoce della News Corporation, la casa editrice che controlla tutte le proprietà  del suo impero, minimizzino la decisione, definendola parte di un «repulisti» interno in vista della separazione del gruppo in due tronconi (da una parte i giornali, dall’altra le tivù e il cinema), le indiscrezioni affermano che la mossa è un preludio alla vendita del Times e del Sun e forse a una più clamorosa uscita di scena di Murdoch dal vertice dell’azienda da lui fondata sessanta anni or sono. Causa di tutto è il Tabloidgate, lo scandalo delle intercettazioni illecite che ha travolto uno dei suoi giornali inglesi, il News of the World, portandolo alla chiusura, e ha condotto all’arresto di decine di manager e cronisti, tra cui la sua ex-amministratrice delegata Rebeka Brooks. Minacciato di una ribellione degli azionisti, determinato a salvare la parte più proficua di News Corporation, cioè le tivù e l’intrattenimento, Murdoch ha dunque compiuto quella che il Financial Times definisce «una simbolica presa di distanza da Fleet street». Per il Daily Beast, il quotidiano online diretto da Tina Brown, si tratta di una mossa «dall’immenso simbolismo, la fine di un’epoca». Per Mark Lewis, l’avvocato inglese che ha ottenuto milioni di sterline di risarcimento danni da Murdoch per le intercettazioni illecite nei confronti di Vip e vittime di terrorismo, guerre o criminalità , «era inevitabile che il senior management del gruppo volesse porre un freno al controllo della famiglia sulla stampa inglese, più i Murdoch rimangono al loro posto, più danneggiano i giornali di loro proprietà  ». A febbraio si è dimesso da ogni incarico James Murdoch, ora tocca all’81enne Rupert: «È l’inizio della fine di Rupert, almeno ai suoi giornali inglesi, forse anche al resto», commenta un analista della City, «di qui se ne andrà ». Lasciare le acque della Manica, per lui sempre più infestate di insidie, per ritirarsi oltre Atlantico: ma chissà  se adesso lo Squalo sarà  del tutto al sicuro anche lì.


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