STORIA DI UN ESORDIO MANCATO RISCOPERTO DOPO DECENNI

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PARIGI – «Almeno per adesso, lo lascio dov’è. Lo riprenderò in mano tra dieci anni, quando si rivelerà  essere un capolavoro oppure aspetterò nella tomba che un esegeta fedele lo ritrovi in una vecchia cassa e lo pubblichi». Quando nel 1960, Georges Perec scriveva queste parole aveva solo ventiquattro anni e non aveva ancora pubblicato nulla. Il giovane scrittore faceva riferimento a un manoscritto intitolato Le Condottière, il suo primo vero romanzo a cui aveva lavorato moltissimo, ma che alla fine non aveva trovato un editore. Riposto allora in un cassetto, il testo acerbo ma non privo d’interesse vi è rimasto per oltre cinquant’anni, dimenticato da tutti. E solamente oggi arriva nelle librerie francesi grazie a Seuil, l’editore che ha deciso di pubblicarlo in occasione del trentennale della scomparsa dello scrittore, avvenuta il 3 marzo 1982.
A questo monologo torrenziale, cervellotico e tortuoso, che, dietro le apparenze di un falso noir, voleva essere «semplicemente la storia di una presa di coscienza», Perec lavorò per tre anni dal 1958 al 1960, cambiandone più volte la natura e il titolo. All’inizio, infatti, doveva essere un libro molto più lungo e intitolarsi La nuit, poi Gaspard pas mort, divenendo solo più tardi Le Condottière,
progetto per il quale Gallimard gli diede persino 75.000 franchi di anticipo. Protagonista del romanzo – in cui circolano già  molte delle ossessioni e dei fantasmi del Perec più maturo – è Gaspard Winckler (nome che ritornerà  anche in W o i ricordi dell’infanzia e
La vita istruzioni per l’uso), un eccezionale falsario ossessionato dal celebre Condottiero di Antonello da Messina, che in un momento di follia uccide a coltellate il principale acquirente dei suoi falsi, Anatole Madera. Nel lungo monologo che occupa tutte le 200 pagine del romanzo, Winckler ripercorre la sua carriera di falsario, ricorda il tentativo infruttuoso di dipingere un’inedita versione del
Condottiero, evoca la decisione di cambiare vita e cerca di spiegarsi i motivi per cui ha assassinato Madera, riflettendo al contempo sullo statuto dell’arte, dell’immagine e della finzione.
Come scrive nella prefazione Claude Burgelin, Perec «sentiva che si stava giocando tutto», dato che, se il libro fosse stato pubblicato, «le sue ambizioni di scrittore sarebbero state legittimate». Dopo molte discussioni, alla fine però Gallimard decise di rinunciare alla pubblicazione, giudicando il tema del romanzo «interessante e trattato intelligentemente», ma appesantito da «un eccesso di chiacchiere e goffaggine». Deluso e abbattuto, il giovane Perec decise di abbandonare il progetto, ma non le sue ambizioni di scrittore. Quasi subito, infatti, iniziò a lavorare ad un nuovo romanzo, Le cose, che, pubblicato nel 1965, conobbe un grandissimo successo, lanciando finalmente la sua carriera di scrittore. Le Condottière, al contempo testimonianza di una bruciante sconfitta e reperto archeologico d’autore, ha così dovuto attendere più di mezzo secolo prima di svelare i suoi segreti ai lettori.


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