UNA VITTORIA SULLE MACERIE

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Il vero allarmante vincitore di questa prova elettorale è il partito degli astensionisti (di destra e di sinistra) che ha raccolto il 52,58% dei voti. E se poi aggiungiamo il 18,40% raccolto dai grillini, possiamo dedurne che due terzi dei siciliani si sono posti fuori dal sistema attuale dei partiti. Siamo proprio alla totale svalutazione del sistema politico: lo spread democratico si è messo in gara con quello valutario.
Su questi dati si dovrebbe seriamente riflettere e stare attenti, evitando, come sta facendo Bersani, di ubriacarsi con la «vittoria storica» in Sicilia. Certo gli astensionisti sono anche di destra, motivati forse dall’ultima uscita anti Monti di Berlusconi.
Il risultato del voto in Sicilia – lo ripeto – è un segnale fortissimo della crisi italiana, non solo della sinistra, ma soprattutto. Su questo dovrebbe svilupparsi un’analisi più approfondita delle cause della crisi della sinistra e, conseguentemente, della democrazia. Se siamo decaduti al «governo tecnico» non è tanto per il debito pubblico, ma per le insolvenze democratiche e culturali.
Ma non attendiamoci uno scatto di iniziativa delle attuali frammentate forze di sinistra. Dire che in Sicilia c’è stata «una vittoria storica» è solo prova della pervicacia del non guardare la realtà , di cecità  e c’è un detto su dio che acceca chi vuol perdere. Ma ci si può accecare anche da soli.


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