Napolitano valuta il caso Sallusti

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MILANO — Il presidente della Repubblica sta seguendo da vicino la vicenda giudiziaria del direttore del il Giornale, Alessandro Sallusti, tanto che anche di domenica al Quirinale si è lavorato per tentare di trovare una soluzione. Ne hanno parlato a lungo ieri pomeriggio Giorgio Napolitano e il ministro della Giustizia, Paola Severino, che hanno affrontato insieme tutti gli aspetti di un caso «particolarmente complesso che richiede la responsabilità  di tutti», come lo ha definito poi su twitter il portavoce del Quirinale, Pasquale Cascella.
Il capo dello Stato avrebbe informato il Guardasigilli che non è esclusa la via della grazia per il giornalista condannato a 14 mesi di carcere per diffamazione aggravata. Ora, dopo la storica sentenza della Consulta del 2006 (caso Bompressi), l’iniziativa di avviare l’istruttoria per la concessione della grazia non spetta più necessariamente al ministro (che solo un tempo era di Grazia e giustizia) e per questo da almeno 5 anni è stato potenziato l’ufficio grazie del Quirinale e ridimensionato quello di via Arenula. Un altro problema da affrontare, poi, è quello della grazia concessa motu proprio dal presidente perché il condannato non la richiede. E questo è il caso di Sallusti che però sarebbe risolvibile anche se un suo congiunto o il difensore chiedesse la grazia per lui.
Napolitano avrebbe esplorato con il ministro Severino anche un’altra strada: recuperando in Parlamento la norma (appena affossata dal Senato) che prevede l’abolizione del carcere per il reato di diffamazione. L’ultimo treno che passa alla Camera è la legge Tenaglia sulla tenuità  del fatto ma la soluzione legislativa, sarebbe stata la risposta del ministro, appare in salita.
Eppure di tempo ce ne è davvero poco. In silenzio per 2 giorni, ieri il leader Pdl Silvio Berlusconi ha fatto diffondere una nota sull’«incredibile vicenda Sallusti» che «non fa che riaffermare l’assoluta necessità  ed urgenza di una riforma della giustizia. Ora sta al mondo politico trovare al più presto una soluzione adeguata che contemperi l’inalienabile diritto di opinione e di informazione con l’altrettanto inalienabile diritto a non vedere lese la propria privacy e la propria onorabilità ».
Nella sua prima giornata ai domiciliari, intanto, il direttore de il Giornale non è uscito di casa. Neanche nelle due ore in cui avrebbe potuto, tra le 10 e le 12 del mattino. Gli avvocati gli hanno suggerito calma e prudenza, almeno fino al processo di giovedì. Condannato in via definitiva a 14 mesi per diffamazione, sabato era stato accompagnato al domicilio per l’esecuzione della pena, ma ne era subito uscito, arrestato in flagrante per evasione, condotto in tribunale per la prima fase della direttissima. «Solo un atto dimostrativo», spiegava in aula. Il giudice aveva deciso per la misura cautelare. E il direttore era stato quindi riaccompagnato di nuovo a casa. In attesa della seconda fase della direttissima, giovedì. Le regole di questo secondo arresto, però, sono state date solo a voce, i legali aspettano di leggere oggi il provvedimento. E così gli hanno «imposto» di star buono. «Sono il tuo avvocato, adesso fai come ti dico io», gli ha detto amichevolmente Ignazio La Russa. Sallusti ha potuto, però, scrivere e «restare in contatto con la redazione», aggiunge La Russa. Oggi ci sarà  un suo articolo su il Giornale.
Alessandra Coppola
Dino Martirano


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