Obama sceglie due fedelissimi per la Difesa e i servizi segreti

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NEW YORK — Lo scandalo Petraeus alla fine porterà  un “quasi- liberal” alla Cia. E per il Pentagono Barack Obama confeziona la perfetta polpetta avvelenata per i suoi oppositori. Sceglie come segretario alla Difesa un repubblicano inviso alla destra per le sue posizioni su Israele, ma al tempo stesso un eroe di guerra che i suoi compagni di partito non potranno sabotare facilmente. In un sol colpo il presidente completa il primo rimpasto del suo esecutivo, per i due incarichi decisivi sulla sicurezza nazionale.
Alla Cia designa John Brennan per succedere al generale David Petraeus, travolto dalla sua avventura extraconiugale. In questo modo Obama torna alla tradizione di avere un uomo di fiducia, con uno stretto rapporto personale col presidente, alla testa dei servizi. Petraeus, prima ancora di rivelare le sue vulnerabilità  sul lato sentimentale, non era mai riuscito a stabilire una fiducia profonda con Obama. Brennan ha un passato di funzionario della Cia. Obama lo scelse come consigliere per la sicurezza e l’antiterrorismo già  nella prima campagna elettorale. E’ la seconda volta che il presidente “ci prova”, a metterlo alla guida della Cia. La prima, quattro anni fa, fu la sinistra democratica a ostacolare quella nomina, accusando Brennan di essersi reso in qualche modo complice degli abusi contro i diritti umani sotto l’Amministrazione Bush.
Durante questi quattro anni Brennan si è rifatto una verginità  a sinistra: nel primo mandato di Obama il suo ruolo come capo dell’antiterrorismo è stato cruciale
nel ridimensionare le tattiche più controverse dell’èra Bush. Ha gestito con diplomazia i dossier più scottanti, anche quando si sono risolti in mezze sconfitte per il presidente: come l’impossibilità  di chiudere Guantanamo per l’opposizione del Congresso. Brennan ha avuto un ruolo di punta anche nell’atteggiamento verso le primavere arabe; nell’espansione dell’uso dei droni contro Al Qaeda; e nelle relazioni con un alleato cruciale come lo Yemen.
Il portavoce della Casa Bianca Tommy Vietor ha voluto elogiarne soprattutto il curriculum progressista: «Brennan è stato un difensore della trasparenza nelle politiche antiterrorismo, e ha tenuto duro sui principi dello Stato di diritto». E’ un tema importante, in questa fase in cui il film “Zero Dark Thirty” sull’uccisione di Osama Bin Laden ha rilanciato le controversie sulla legittimità  o l’utilità  della tortura tramite waterboarding (soffocamento per ingestione forzata d’acqua) nella caccia al covo del terrorista più ricercato. Nelle audizioni al Senato che occorre superare per la conferma della nomina, Brennan non dovrebbe avere “nemici a sinistra”. Semmai qualche falco repubblicano, sospettando che Obama voglia riprovare a chiudere il supercarcere di Guantanamo, potrebbe dargli del filo da torcere. Ma è poco probabile che la sua nomina deragli. Brennan, tra l’altro, è un indipendente senza affiliazioni di partito.
Ben più controversa, paradossalmente, è la scelta del senatore Chuck Hagel come successore di Leon Panetta al dipartimento della Difesa. Panetta, un fedelissimo di Obama dopo esserlo stato di Bill Clinton, era un democratico d.o.c. e la sua partenza è dovuta solo a motivi personali: ha deciso di ritirarsi a vita privata nella sua California. Hagel, repubblicano del Nebraska, fa scandalo proprio tra i suoi compagni di partito. I falchi della destra lo accusano di essere anti-israeliano: non gli perdonano di aver osato evocare l’esistenza di una “lobby ebraica”, sia pure nel 2006. Come non bastasse, Hagel è sempre stato scettico sulle sanzioni all’Iran. Un autorevole repubblicano come il senatore John Cornyn del Texas ha dichiarato: «Le sue posizioni su Iran, Israele e Hamas lo squalificano per questo incarico»”. Infine la destra non gli perdona la sua posizione in favore di drastici tagli al bilancio del Pentagono.
Un problema Hagel ce l’ha anche a sinistra, per una sprezzante dichiarazione contro un ambasciatore apertamente gay nominato da Bill Clinton nel Lussemburgo: ma era il lontano 1998, Hagel si è scusato per quella frase, e Obama ne ha approfittato per sottolineare «quanto sia cambiata la nostra mentalità  in questi decenni». Con il presidente, Hagel ha un rapporto antico: i due parteciparono a diverse missioni ufficiali all’estero quando Obama era il giovane senatore dell’Illinois. Il presidente è convinto di aver scelto un candidato forte: «Hagel — ha dichiarato — è un grande patriota, un veterano che si arruolò come volontario per combattere in Vietnam, sarebbe il primo militare decorato con la distinzione Purple Heart a ricoprire l’incarico di segretario alla Difesa». Per questo, oltre che per la sua lunga esperienza su difesa e politica estera, Hagel sembra adatto a guidare il Pentagono in una difficile transizione: bisogna gestire il ritiro definitivo dall’Afghanistan, e far digerire ai vertici militari pesanti tagli di budget. Obama è certo di aver messo i repubblicani con le spalle al muro: per quanto mugugnino, difficilmente possono bocciare la nomina di un “loro” eroe di guerra.


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