La stretta di Obama sulle armi

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NEW YORK — Trentatré giorni dopo la strage nella scuola elementare di Newtown, in Connecticut, Barack Obama rompe gli indugi e propone una raffica di misura per il controllo delle armi da fuoco che — benché non radicali, almeno se valutate secondo gli standard europei — negli Usa hanno già  provocato un fuoco di sbarramento di reazioni durissime: conservatori sul sentiero di guerra, Stati come il Mississippi e il Texas che si preparano a ricorrere a tutti gli espedienti legali per non applicare gli ordini esecutivi della Casa Bianca e le norme eventualmente votate dal Congresso. E la Nra, la potente lobby delle armi, arriva a sbeffeggiare il presidente mettendo in Rete un video nel quale viene definito un «ipocrita elitario» perché si oppone al dislocamento di guardie armate dentro le scuole, mente le sue figlie possono contare sulla protezione del Servizio segreto. Obama ha lasciato che a rispondere fosse il portavoce Jay Carney («Fare della sicurezza dei suoi figli un argomento per attaccare il presidente è un comportamento ripugnante e vile»), mentre ieri si è sforzato di dimostrare la ragionevolezza delle sue proposte, scomodando perfino la memoria di Reagan che nel 1994 appoggiò la messa al bando delle armi da guerra voluta da Bill Clinton. Una misura scaduta nel 2004 e mai più ripristinata.
Ieri Obama ha chiesto al Congresso di ripristinarlo e di varare altre due misure: nuovi controlli sull’identità  degli acquirenti anche per quel 40% di armi che oggi sfugge a ogni scrutinio e la messa al bando dei caricatori ad alta capacità  per le armi a ripetizione. La legge che verrà  presentata la prossima settimana in Parlamento elimina quelli da 30 colpi usati a Newtown ma anche nella strage del cinema di Aurora o in quella del «campus» universitario di Virginia Tech. Rimarrebbero legali solo quelli che possono contenere un massimo di 10 proiettili. Inoltre, davanti a un gruppo di bambini che gli ha scritto lettere per invitarlo a intervenire sulla materia e alle famiglie di diverse delle vittime di Newtown, il presidente ha firmato 23 ordini esecutivi per effettuare nuove ricerche, curare meglio i malati di mente, favorire l’assunzione di poliziotti, migliorare la sicurezza delle scuole. Ma sono interventi minori quelli che la Casa Bianca può adottare senza dover passare per l’approvazione parlamentare. Il piano di Obama, comunque storico perché l’ultimo intervento significativo in materia risale a 20 anni fa, poggia sulle tre leggi che necessitano del voto del Congresso. E il presidente sa che sarà  difficile ottenere il suo via libera, vista l’ostilità  dei repubblicani che alla Camera sono in maggioranza e le perplessità  di molti parlamentari democratici eletti in collegi di un’America remota, immersa in una natura più o meno selvaggia, che non vuole sentir parlare di limiti alla sua piena libertà  di armarsi, garantita dal Secondo emendamenti della Costituzione.
Per questo per il suo primo mandato, nonostante le stragi, Obama aveva ignorato una questione che, pure, aveva rilievo nel suo programma elettorale del 2008. Tutto è cambiato coi 20 bambini falciati a Newtown con le insegnanti. Il presidente ha capito che non poteva più tirarsi indietro. Ha chiesto al suo vice, Joe Biden, di preparargli un pacchetto di proposte e ora le ha presentate con un discorso fermo nel quale, però, non ha nascosto di non avere i numeri in Parlamento per far passare la sua linea. «Ma questi bambini» ha spiegato «nelle loro lettere mi hanno chiesto almeno di provarci. Hanno ragione: è quello che sto facendo». Anche a rischio di sconvolgere la sua agenda che in questo inizio di 2013 doveva partire dai problema del debito pubblico e dal varo di una legge per l’immigrazione con una sanatoria per i clandestini che vivono negli Usa. Ora, il «muro contro muro» sulle armi rischia di rendere il clima incandescente, compromettendo le trattative su altri tavoli.
Alla Casa Bianca pensano di poterla spuntare sui controlli e sui caricatori, mentre valutano molto difficile far passare la messa al bando delle armi da guerra. Ma Obama per ora spinge su tutto il suo pacchetto e invita gli americani alla mobilitazione: «Se pensate che queste siano le cose giuste da fare ditelo al vostro rappresentante al Congresso. E se lui non molla, chiedetegli perché: se la lobby delle armi che finanzia la sua campagna viene prima della sicurezza dei nostri bambini». Parole dure alle quali la Nra risponde coi toni apocalittici del suo vicepresidente Wayne Lapierre: «Ve l’avevamo detto che Obama avrebbe toccato le vostre armi. Quel giorno è arrivato: sarà  la battaglia del secolo».


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