In Ecuador ha vinto Correa

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Il presidente uscente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha vinto le elezioni che si sono tenute domenica 17 febbraio nel paese e potrà  quindi mantenere il proprio incarico per altri quattro anni. I risultati non sono ancora definitivi, ma stando ai conteggi parziali di oltre il 40 per cento dei seggi Correa ha ottenuto il 56,6 per cento delle preferenze, distaccando di molto il suo principale oppositore, l’ex banchiere Guillermo Lasso, fermo al 24 per cento. Stando alle previsioni in attesa dei definitivi, nessun altro candidato avrebbe superato la soglia del 5 per cento.

Correa è presidente dell’Ecuador dal 15 gennaio 2007 ed è il leader di Alianza Paà­s, partito creato nel 2006 per unire le forze di sinistra del paese. Era dato per favorito dai sondaggi e i primi risultati sembrano confermare una sua vittoria già  al primo turno, con un distacco tale che non dovrebbe rendere necessario il ballottaggio. La legge elettorale prevede, infatti, un secondo turno solo nel caso in cui nessun candidato abbia ottenuto la maggioranza assoluta dei voti, o il 40 per cento delle preferenze con una distanza di 10 punti percentuali dal secondo. Il distacco rispetto a Lasso è previsto di circa 30 punti, cosa che dovrebbe quindi assicurare a Correa la rielezione al primo turno.

Dopo la notizia dei primi risultati, Correa ha tenuto un breve discorso dal balcone del Palacio de Carondelet, il palazzo del governo nella capitale Quito, dicendo che “nessuno può fermare la rivoluzione”. Ha poi aggiunto che “i poteri coloniali non sono più al comando” e che ora “sono al comando gli ecuadoriani”. Ha promesso di servire il proprio popolo e di assicurare le libertà  fondamentali a tutti i cittadini.

Vittoria Rafael Correa elezioni Ecuador Vittoria Rafael Correa elezioni Ecuador Vittoria Rafael Correa elezioni Ecuador Vittoria Rafael Correa elezioni Ecuador Vittoria Rafael Correa elezioni Ecuador
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Negli ultimi anni Rafael Correa è riuscito ad assicurare all’Ecuador la stabilità  politica di cui il paese aveva bisogno, soprattutto per risollevarsi dalla profonda crisi economica iniziata nel 1999. Centinaia di migliaia di persone negli anni più difficili dalla crisi rimasero tagliate fuori dal credito, nel 2000 fu necessario adottare come valuta il dollaro al posto di quella nazionale. Correa sfruttò i temi economici e il malcontento nella propria prima campagna elettorale, promettendo una maggiore autonomia del paese dalle organizzazioni finanziarie ed economiche del paese, partendo dal Fondo Monetario Internazionale.

Nel corso dei sei anni del suo primo mandato, Correa ha reso più accessibile il sistema sanitario per milioni di persone, ha migliorato il sistema scolastico e ha fatto costruire diverse nuove infrastrutture, a partire dalle autostrade. In questo modo ha creato nuovi posti di lavoro, che hanno contribuito a una riduzione della povertà  nel paese. Analisti politici ed economici, anche di livello internazionale, hanno riconosciuto a Correa i risultati ottenuti, ma in molti a partire dai suoi detrattori criticano da tempo i metodi utilizzati dal presidente per raggiungere i propri scopi.

Correa è stato più volte accusato di avere instaurato in Ecuador una sorta di “dittatura leggera”, con politiche tese a favorire la propria permanenza al potere e ridurre l’impatto delle opposizioni e dei mezzi di comunicazione sull’opinione pubblica. Secondo i detrattori, ha riempito i posti di potere e le corti di giustizia con persone fidate, ottenendo anche un notevole controllo sui mezzi di comunicazione e riducendone quindi le libertà . È accusato di avere imposto una tassazione eccessiva sulle imprese e di avere aumentato a dismisura la spesa pubblica, con inevitabili conseguenze per l’indebitamento del paese.

Durante il proprio primo mandato, Correa ha fatto approvare diverse modifiche costituzionali, che gli hanno consentito di candidarsi per la terza volta alla guida del paese, dopo la sua seconda elezione nell’aprile del 2009. Il mandato ottenuto con le elezioni di domenica 17 febbraio sarà  il suo ultimo, salvo l’approvazione di nuove modifiche o deroghe nel corso dei prossimi quattro anni.


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