I 5 Stelle divisi sul «vecchio che avanza»

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ROMA — Venerdì l’«anomalia» era informatica. Ieri, però, al secondo tentativo andato a segno di voto on line per la scelta del candidato alla presidenza della Repubblica, l’anomalia è diventata politica. Perché, nonostante tutto sia andato regolarmente, la lista dei dieci ha lasciato molti insoddisfatti: tra gli otto uomini e (sole) due donne, ci sono un incandidabile, Beppe Grillo; diversi esponenti che non hanno intenzione di presentarsi, a cominciare da Dario Fo. E soprattutto due nomi che scottano: Romano Prodi ed Emma Bonino. Due nomi, soprattutto il primo, che fanno infuriare una parte del Movimento e che però riaprono i giochi politici. Perché se lo storico leader dell’Ulivo risulterà  tra i più votati, sarà  poi difficile per i parlamentari del Movimento a 5 Stelle rifiutarsi di convergere su quel nome, al momento della quarta votazione, quella decisiva.
Bonino Emma, Caselli Giancarlo Caselli, Fo Dario, Gabanelli Milena Jole, Grillo Giuseppe Piero detto Beppe, Imposimato Ferdinando, Prodi Romano, Rodotà  Stefano, Strada Luigi detto Gino, Zagrebelsky Gustavo. Questi i nomi scelti. Quanti hanno votato? Non si sa. Gli aventi diritto erano 48.242, molti meno del previsto, ma la Casaleggio non ha comunicato il numero dei voti.
Che i meccanismi della democrazia diretta potessero incepparsi o andare in direzioni impreviste, era noto. Parafrasando Humphrey Bogart, si potrebbe dire, «è la rete, bellezza». Molti parlamentari ieri abbiano abbandonato la tradizionale prudenza, indicando i nomi graditi e additando al pubblico ludibrio quelli da non votare. Una forma di persuasione neanche troppo occulta, che dovrebbe influenzare la rete e spingerla nella direzione preferita.
Che poi queste reazioni siano del tutto condivise da Grillo e Casaleggio, non è dato saperlo. È vero che in passato il fondatore del Movimento non era stato tenero con Prodi, chiamato Prozac e Alzheimer. Nel 2004 Grillo però lo votò, scegliendo tra «il peggio e il leggermente meno peggio, tra la merda fumante e quella appena tiepidina». Di recente, ha espresso un mezzo apprezzamento in un post, spiegando che il suo arrivo spazzerebbe via Berlusconi.
Ma le reazioni di molti nel Movimento e nel web sono furibonde. Il più indignato è il costituzionalista Paolo Becchi: «Era meglio un altro attacco hacker. Se questo è il nuovo che avanza siamo messi molto male. Si respira amarezza e delusione. Prodi è intollerabile, chi lo ha votato è da ricovero». Becchi sembra quasi attaccare Grillo: «Cosa c’entra? È incandidabile. Si farà  votare per poi dimettersi e passare la mano al secondo? Però così danneggia l’undicesimo».
Sulla sua falsariga, Salvatore Mandarà , uomo di fiducia di Grillo, che ne ha seguito tutto lo Tsunami tour, mandandolo in streaming. Appare in video, in pigiama e «scarsamente pettinato»: «Sono allibito, mi devo sfogare. Prodi io l’ho denunciato, è uno dei maggiori responsabili dello sfascio. La Bonino è a favore di Israele e io non sopporto lo Stato di Israele. E poi Bildeberg…». Ma anche Gian Carlo Caselli riscuote poco entusiasmo, per le sue posizioni sulla Tav. Per Giulia Di Vita Bonino e Prodi sono «la sinistra malinconica». Sergio Puglia considera la Bonino «una doppiogiochista». Riccardo Nuti, vicecapogruppo, avverte: «Informatevi, Bonino e Prodi hanno tantissimi aspetti negativi». Non tutti la pensano così. Il senatore Campanella non apprezza la Bonino, ma non dice il voto: «Non dobbiamo influenzare». Il triestino Aris Prodani, che ha appena firmato il referendum radicale sull’eutanasia, il voto lo dice: «Ho votato la Bonino. E la rivoterò».
Alla fine, la rosa dei graditi è ristretta: Zagrebelsky, Imposimato, Gabanelli, Strada e Rodotà  (con molti distinguo). Su questi voti si cercherà  di far convergere il voto al secondo turno, lunedì.


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