Decreto pagamenti, a caccia di altri 7 miliardi

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A studiare la modifica è uno dei due relatori nella commissione speciale di Montecitorio, creata in attesa che vengano formate quelle permanenti: «Ci stiamo ragionando — dice Giovanni Legnini, Pd — e le probabilità  che si arrivi ad un’intesa sono buone. Sarebbe necessario far salire il rapporto deficit/Pil per l’anno prossimo dall’1,8% al 2,3%».
Questo vuol dire che prima di modificare il decreto legge sui pagamenti bisogna cambiare il Def, il Documento di economia e finanza che arriverà  nell’Aula della Camera la settimana prossima. Solo una volta modificato il Def, nel quale si dovrebbe prevedere anche il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, sarà  possibile entrare nel merito del decreto sui pagamenti, con un emendamento che ne arricchisca lo stanziamento totale. Nei giorni scorsi lo stesso ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, aveva giudicato «possibile» il via libera da parte dell’Unione europea ad un nuovo aumento del deficit nel 2014. Mentre una tendenza simile per l’anno in corso sarebbe molto più difficile, visto che il rapporto deficit/Pil è già  al 2,9%, un soffio sotto il limite del 3% imposto da Bruxelles.
Il Popolo della libertà , invece, sta lavorando sul potenziamento delle compensazioni fra i crediti e i debiti degli imprenditori. Ta le modifiche più importanti — dice Maurizio Bernardo, l’altro relatore, in quote Pdl — «l’anticipo dal 2014 al 2013 dell’innalzamento della soglia per le compensazioni da 516 a 700 mila euro». E poi la possibilità  per le aziende di essere pagate anche senza il Durc, il documento che certifica la regolarità  contributiva, visto che spesso le imprese non sono state in grado di versare i contributi proprio per i ritardi nei pagamenti delle amministrazioni.
Sempre dal Pdl dovrebbero arrivare una serie di emendamenti per semplificare le procedure non solo delle compensazioni ma del decreto in generale. Ci sono poi altri punti sui quali la commissione speciale della Camera dovrebbe intervenire con un largo accordo. Un alleggerimento delle procedure che le amministrazioni devono seguire per registrarsi all’apposita piattaforma creata dal ministero dell’Economia. Sono ancora pochissimi gli enti che si sono messi in regola, 2 mila su 22 mila e la soluzione dovrebbe essere una versione rivisitata del silenzio assenso. La Camera dovrebbe aggiungere anche un intervento a favore dei Comuni virtuosi, quelli che non hanno debiti arretrati perché hanno sempre pagato in tempo. Rischierebbero di rimanere tagliati fuori dal decreto. E sarebbe una beffa.
Lorenzo Salvia


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