66mila detenuti, 20mila in più dei posti disponibili

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E ad aprile, pochi giorni prima della scadenza di quello che avrebbe dovuto essere il suo ultimo mandato, Giorgio Napolitano è tornato ancora una vota a sollecitare la classe politica a intervenire per mettere fine al sovraffollamento degli istitui. Parole vane.
Eppure sono anni che sovraffollamento, scarse condizioni igieniche e atti di autolesionismo sono all’ordine del giorno. Per quanto rigurada la popolazione carceraria i numeri più recenti li ha dati a maggio scorso il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri parlando al Senato: in 206 istituti di pena sono presenti 65.891 detenuti, 18.821 in più rispetto al numero dei posti realmente disponibili. Di questi, 24.691 sono in attesa di giudizio (indagati o imputati in custodia cautelare), 40.118 condannati e 1.176 internati. Circa un terzo, 23mila, sono stranieri.
Secondo il consiglio d’Europa, che sempre a magio ha diffuso un rapporto suol sovraffollamento nelle carceri dei paesi membri, l’Italia figura al terzo posto dopo Serbia e Grecia. Ma la situazione potrebbe essere ben peggiore. L’associazione Antigone ha infatti contestato le cifre fornite dal ministro della Giustizia, specie per quanto riguarda la disponibilità di posti negli istituti. Per Cancellieri sarebbero 47.040, molti di meno secondo l’associazione che afferma di aver avuto conferma dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria «che nelle carceri italiane ci sono circa ottomila posti letto regolamentari in meno rispetto ai 45.000 calcolati dal Dap». Il che porterebbe a soli 37mila i posti realmente disponibili e cioè alla presenza di 180 detenuti ogni 100 posti letto.
Il doppio rispetto alla Germania, dove la media è di 92. Tra le regioni più in difficoltà figura la Lombardia, con 9.307 detenuti a fronte di 6.051 posti disponibili. Un inferno, delle cui conseguenze sono vittime, come i detenuti, anche gli agenti di polizia penitenziaria che lavorano negli istituti.


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