Decadenza, spinta per il voto segreto

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ROMA — «Non è solo una questione nell’interesse di Silvio Berlusconi ma dell’istituzione. Un conto è dire cosa preferisco io, un conto è seguire le regole. E di regole discuteremo domani». Linda Lanzillotta (Scelta civica) non aveva sciolto ieri la riserva sulla posizione che oggi prenderà in Giunta, riguardo all’interrogativo chiave: sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, come previsto dalla legge Severino dopo la condanna dell’ex premier a 4 anni per frode fiscale, l’Aula dovrà esprimersi con voto segreto o voto palese?
Per evitare che al Cavaliere arrivi il sostegno occulto di esponenti di gruppi che si sono espressi per la decadenza, il Movimento 5 Stelle ha chiesto il voto palese. E Linda Lanzillotta, assieme a Karl Zeller della Svp, potrebbe fare la differenza. Lei non lo dice, ma il suo è un ulteriore passo avanti verso il voto segreto, un passo forse decisivo per l’esito della votazione, visto l’equilibrio esistente in Giunta. E l’intervento del presidente Pietro Grasso a favore del voto palese? Lei risponde: «Mi è sembrata più una battuta e bisogna vedere se l’ha detto davvero». «Non trovo appropriata la formula del doppio relatore in Giunta — faceva notare ieri Lanzillotta — come se ci fosse qualcosa di predeterminato. Dovremmo astrarci dalla logica dello schieramento. Perché è in gioco la tutela dell’esercizio delle funzioni e delle prerogative parlamentari». Una posizione che ieri veniva considerata più pro-voto segreto di quella di Zeller. Entrambi, comunque, ascolteranno le relazioni opposte di Anna Maria Bernini (Popolo della libertà) e Francesco Russo (Partito democratico) sulla procedura da adottare per la legge Severino che al Senato è alla sua prima applicazione. La prima è intenzionata a dimostrare che questo è un voto sulla persona e dunque come le autorizzazioni all’arresto richiede il voto segreto. Il secondo, al contrario, è impegnato a chiarire che questo è un voto sulla composizione parlamentare e quindi richiede il voto palese. Poi la Giunta dovrebbe esprimersi, a meno di ulteriori richieste tattiche di slittamento.
La scelta della Giunta comunque sarà irrevocabile. Silvio Berlusconi qualche giorno fa aveva espresso il desiderio di guardare in faccia chi avrebbe deciso sul suo destino da parlamentare. Ma il gesto dovrebbe arrivare prima di quella decisione.
Se non ci saranno rinvii, dopo la riunione di oggi si dovrà fissare una capigruppo che stabilirà la data del voto in Aula. Già si parla del 10 novembre. Ma se non ci sarà unanimità, come pare, sarà l’Aula stessa a dover stabilire il calendario e si potrebbe arrivare così al 15. Anche su questo i berlusconiani daranno battaglia, propensi a far slittare il voto a dopo la legge di Stabilità. «Abbiamo sempre la speranza che il Pd abbia una posizione che rispetti il principio della non retroattività delle norme penali e, comunque, delle norme afflittive», diceva ieri Angelino Alfano. E il capogruppo al Senato, Renato Schifani, aggiungeva: «Siamo ancora in tempo perché della questione relativa alla irretroattività della legge Severino venga investita la Corte costituzionale».
Virginia Piccolillo


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