Manconi: «Si è mossa anche su altri detenuti Bastavano le sue scuse per chiudere il caso»

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E Luigi Manconi porta a esempio tre detenuti dei quali si è occupato in prima persona nel suo ruolo di senatore del Pd e di presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani di Palazzo Madama, «presentando interrogazioni, sollecitando l’attenzione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e informandone il ministero». Anche se, contrariamente a Giulia Ligresti, allo stato nessuno di loro ha ancora potuto beneficiare dei domiciliari: «Appunto. Perché competenza e responsabilità sulle scarcerazioni sono dei Tribunali, non del ministro».
Non crede che le telefonate del ministro in merito a Giulia Ligresti comportino comunque un problema di opportunità?
«Sì, ma il ministro Cancellieri, nel suo intervento al Senato, si è rammaricata per aver consentito che il sentimento prevalesse sul distacco dovuto. Con queste sue scuse, che erano necessarie e che hanno rappresentato una forma di ammissione pubblica di responsabilità e di sanzione morale, per me il caso è risolto».
Sembra che, oltre a quelli dichiarati alla Procura di Torino, ci siano stati altri contatti tra il ministro e la famiglia Ligresti.
«Allo stato attuale, nelle sue dichiarazioni non trovo falsità: nulla comunque che possa screditare l’immagine di quella che ritengo sia forse il miglior ministro della Giustizia degli ultimi 20 anni. E mi sfugge come un partito di centrosinistra e una corrente che si dichiara di sinistra, cioè quella civatiana, possano definire la propria identità sulla base di un’accusa rivolta a questo ministro».
Non è solo Civati: Renzi invoca le dimissioni, Fassina afferma che il rapporto di fiducia con il ministro è «incrinato». Insomma, praticamente tutto il Pd…
«Considero la posizione di Renzi sbagliata, ma da uomo di sinistra sono sorpreso soprattutto da chi si proclama fieramente di sinistra e usa argomenti regressivi. E poi credo che la posizione di Fassina sia diversa, a maggior ragione adesso che i pm di Torino hanno fatto sapere che la Guardasigilli non è indagata. In ogni modo, pur appoggiando la candidatura di Cuperlo, posso pensare cose diverse anche da quell’area del partito».
Però c’è un fascicolo aperto, sono richiesti «approfondimenti» e le carte sono state inviate a Roma.
«La trasmissione degli atti a Roma è un atto dovuto: allo stato, una formalità per competenza territoriale».
Non le crea alcun imbarazzo il fatto che sono i berlusconiani a difendere con più forza il ministro della Giustizia?
«Da un quarto di secolo ho imparato che il motto “il nemico del mio nemico è mio amico”, o viceversa come in questo caso, è una delle cause più rovinose delle sconfitte della sinistra».
Daria Gorodisky


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