Rivolta sul caro autostrada allo studio pedaggi scontati per trasportatori e pendolari

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ROMA — Dire addio al caro-pedaggi, evitando le rivolte più dure minacciate dai trasportatori. Per il ministro Maurizio Lupi, una delle priorità del 2014 è proprio quella di dare un taglio netto al valzer degli aumenti delle autostrade che mette alle strette le categorie dei “padroncini” e degli stessi automobilisti meno abbienti e più esposti alla crisi economica.
L’ultimo rincaro, quello divenuto operativo a Capodanno, ha fatto lievitare di quasi il 4% medio il costo di un pedaggio con punte che superano anche l’8% nel caso dell’autostrada dei Parchi. E alla rabbia di automobilisti e trasportatori si sta cercando in queste ore di rispondere con una revisione del sistema di calcolo che modifica il costo chilometrico dei ticket al casello.
Sul tavolo, in queste ore, ci sono diverse opzioni: da quella di pedaggi più leggeri di notte, già tentati in passato con scarso successo, ad una rimodulazione degli oneri a carico dei concessionari autostradali. In sostanza, riducendo l’impatto degli interventi obbligatori o in generale degli investimenti a carico dei gestori, si metterebbero gli utenti al riparo da aumenti cadenzati all’inizio di ogni anno.
E il ministro dei Trasporti avrebbe già in mano una carta da giocare: «Il sistema delle concessioni deve essere rivisto — ha detto Lupi a Radio 24 — perché da sei anni la domanda di traffico autostradale è diminuita. Dobbiamo garantire i contratti e la legge, ma dall’altra parte non si può continuare con questo meccanismo automatico».
«Io credo ci sia disponibilità e coscienza da parte del sistema dei concessionari — ha aggiunto il ministro — per rivedere un meccanismo che oggettivamente, a fronte di un calo della domanda, ha dimostrato di andare nella direzione opposta. È interesse anche dei concessionari far sì che la domanda aumenti».
Una delle prime iniziative a favore dei pendolari sarà la possibile introduzione di «un sistema di abbonamenti anche sul sistema autostradale per le categorie che sono più deboli, pendolari e autotrasportatori. Se riuscissimo con il sistema dell’abbonamento
a ridurre i costi del 20%, avremmo ridotto di molto l’impatto degli aumenti». Ma per farlo occorre aprire il dialogo con i concessionari che al momento non intervengono ufficialmente sulla questione. Di certo ci sono i contratti già esistenti a pesare su una revisione degli accordi. L’unico modo per non far esplodere una querelle tra Stato e gestori è quello di trovare una soluzione di mezzo, magari, riducendo la quota dei pedaggi che entra nelle casse statali e viene deviata a favore di Anas.
Il Parlamento, intanto, sarebbe pronto a prendere al balzo la palla e «ad affrontare la questione nei prossimi giorni», come spiega il presidente della Commissione Trasporti della Camera Michele Meta. Ma proprio in queste ore i padroncini lanciano degli ultimatum al governo: «I nuovi rincari dei pedaggi rischiano di essere insopportabili per l’autotrasporto italiano», dice Maurizio Longo di Trasportounito, chiedendo l’immediata convocazione da parte di Lupi.
Mentre Paolo Uggè, di Fai-Conftrasporto, pur commentando positivamente le parole del ministro, spiega che «per mettere in pratica la proposta servono almeno 20 miliardi di euro».


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