E Renzi vede Grillo in difficoltà: deve rincorrere Il sindaco: con le riforme si sgonfia

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ROMA — Dal giorno in cui Matteo Renzi è sceso in campo Beppe Grillo ha capito che il sindaco di Firenze gli avrebbe dato del filo da torcere. Per questa ragione ha preso ad attaccarlo spesso e volentieri con particolare violenza. Da quando poi il segretario del Partito democratico è riuscito a siglare l’accordo sulla riforma elettorale con Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, il leader del Movimento 5 Stelle sta cominciando a preoccuparsi sul serio. Ed è per questa ragione che ha scatenato i suoi con l’occupazione dell’Aula e delle commissioni e con l’impeachment nei confronti del capo dello Stato. «Qualsiasi cosa, pur di tentare di offuscare il successo di Matteo», commenta il renziano Dario Nardella.
Il numero uno del Pd sa bene he il comico genovese adesso è in difficoltà. Ieri sera spiegava ai suoi: «Con le riforme Grillo si sgonfia. Per la prima volta da dieci mesi è costretto a rincorrere. Non gli era mai capitato finora. In questi giorni, secondo i sondaggi, sta perdendo punti, e adesso sta facendo di tutto per cercare di recuperarli». Del resto, era proprio questo l’obiettivo a cui puntava il sindaco di Firenze. Secondo tutti i maghi delle rilevazioni l’elettorato dei 5 Stelle è tentato da Matteo Renzi. Lo vede come un innovatore, come un politico concreto che fa quel che dice. Ed è proprio lì che il segretario del Partito democratico vuole andare a pescare per rimpinguare sin da subito i consensi del Pd.
Con il leader dei pentastellati, dunque, è una battaglia all’ultimo voto. Renzi lo provoca, usando un linguaggio franco: «Eddai, Grillo, fai qualcosa, mica vorrai stare sempre lì a protestare», gli dice. E non dimentica mai di ricordare come il movimento continui a prendere i rimborsi dei gruppi parlamentari, anche se ha rinunciato agli altri finanziamenti. In campagna elettorale, è ovvio, lo scontro si farà più acceso: Grillo e Renzi si contenderanno gli elettori e la bandiera dell’innovazione. Ma intanto il sindaco di Firenze ha segnato indubbiamente un punto ed è riuscito a spiazzare il comico genovese, come spiega il vicepresidente del gruppo pd della Camera Andrea Martella: «Mandando in porto un accordo globale che prevede non solo la revisione del Porcellum, ma anche le riforme del titolo quinto della Costituzione e del Senato, Renzi ha dimostrato che non è vero, come dice Grillo, che la politica non è in grado di fare nulla. E in questo modo condanna il leader del Movimento Cinquestelle all’irrilevanza e all’inutilità».
Al Pd sembrano tutti convinti che la mossa del segretario «abbia fatto andare fuori di testa Grillo» e al Nazareno si aspettano con ansia i sondaggi della prossima settimana per vedere la consistenza del calo dei cinquestelle. Proprio per questa ragione il leader del movimento ha deciso di calare a Roma per essere presente oggi nella capitale. Perché proprio oggi è il giorno in cui si votano le pregiudiziali di costituzionalità sulla riforma elettorale.
I grillini puntano ad allearsi nel segreto dell’urna con gli altri «malpancisti», nella speranza di prendersi la loro rivincita. «È una grande occasione per i franchi tiratori», era il ritornello che si sentiva ripetere ieri tra i capannelli dei grillini. Speranze non del tutto mal riposte le loro. Basta sentire i discorsi che faceva ieri un gruppetto di senatori Ncd: «Per noi cambiare la nuova legge può essere ragione di vita o di morte». O ascoltare la preoccupata analisi che qualche giorno fa sviluppava Alfredo D’Attorre: «I partiti piccoli potrebbero essere tentati di andare alla crisi adesso».
Maria Teresa Meli


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