Scatta l’Opa di Landini sulla Cgil il patto con Renzi cambia il sindacato

Scatta l’Opa di Landini sulla Cgil il patto con Renzi cambia il sindacato

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LA CGIL minaccia la mobilitazione contro il governo Renzi. E lo fa mentre Susanna Camusso e la Fiom sono ai ferri corti sul giudizio da dare su un accordo, quello sulla rappresentanza in fabbrica. Nessuno di questi due fatti è una novità nella storia centenaria del più grande sindacato italiano. Ci sono decine di esempi di scioperi dei lavoratori della sinistra contro governi più o meno amici e ci sono altre decine di episodi di scontro tra la Confederazione e i metalmeccanici.
E’ invece del tutto nuova la Cgil a due velocità che propongono le cronache di queste ultime settimane. Con la Fiom che tratta direttamente e pubblicamente con il premier i punti principali di quella riforma del lavoro che la Confederazione di Corso d’Italia chiede da tempo e invano di discutere. Perché né il governo Letta né quello attuale (tantomeno quello guidato da Monti) hanno mai voluto aprire un tavolo serio di confronto con il sindacato confederale. Preferendo, al contrario, affidare ai tecnici le riforme («salvo poi dover chiedere scusa, com’è accaduto con gli esodati creati da Elsa Fornero», ricordava con una punta di malizia in questi giorni Susanna Camusso).
La segretaria si trova in una situazione non semplice. Da un lato gli abboccamenti con il nuovo ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, hanno chiarito che, al pari dei sindacati confederali, anche il titolare di quel dicastero scoprirà praticamente mercoledì mattina quali sono le proposte contenute nella riforma di Renzi. Dall’altro lato, rotta la pace interna che durava da due anni, la Fiom dimostra di muoversi in totale (e del tutto irrituale) autonomia trattando direttamente con l’esecutivo. Maurizio Landini si comporta come il capitano di una nave corsara, andando alla sostanza e saltando il bon ton dell’organizzazione costretta invece a muoversi con le manovre lente del galeone spagnolo. Il congresso della Cgil si concluderà a maggio con la conferma a stragrande maggioranza di Camusso e questo esito non è in discussione. Ma Landini, con le iniziative di queste settimane (compresa la lettera aperta a Renzi pubblicata su Repubblica di ieri), lancia una sorta di opa interna alla Cgil, non dissimile da quella che l’attuale premier ha lanciato a suo tempo nel Pd. Pur avendo posizioni di merito radicalmente diverse, il segretario della Fiom e l’ex sindaco di Firenze hanno modi diagire simili, basati sulla velocità delle mosse. A favorire il dialogo diretto tra i due ci sono anche i giudizi dati a suo tempo da Susanna Camusso e dai vertici di Corso d’Italia sull’attuale premier. Nello scontro alle primarie tra Renzi e Bersani la segretaria si schierò con il secondo sostenendo che le proposte di Renzi «sono un problema per il Paese» (era l’epoca in cui si ipotizzava che il consulente di Renzi per il lavoro fosse Pietro Ichino). E nello scontro Renzi-Cuperlo suscitò polemiche un testo su carta intestata dei pensionati Cgil a favore del secondo. La Fiom, sideralmente lontana dallo scontro interno al Pd, è diventata, per paradosso, un interlocutore meno compromesso agli occhi del premier. Fino al punto che il 5 febbraio scorso Landini arrivò in ritardo a un appuntamento sindacale con Susanna Camusso al Nuovo Pignone di Firenze perché era stato impegnato in mattinata a Roma a incontrare Renzi.
L’opa di Landini nella Cgil non porterà il segretario dei metalmeccanici a vincere il congresso, dove i giochi sono fatti da tempo. Ma creerà nuove fibrillazioni che forse non dispiacciono troppo all’attuale premier. Qualche segnale si vede già in questi giorni. Al congresso della Camera del lavoro di Bologna (la seconda d’Italia) il candidato vicino alla segreteria nazionale viene costretto al ritiro. Al congresso Cgil di Torino passa un ordine del giorno contro la Tav (da sempre uno dei cavalli di battaglia della Fiom). Per finire con lo Spi-Cgil (tre milioni di iscritti) che ieri ha diffuso un sondaggio secondo cui il 70 per cento dei pensionati ha molta o abbastanza fiducia nel premier. Non esattamente l’annuncio migliore nello stesso giorno in cui il segretario generale di Corso d’Italia promette al direttivo la mobilitazione contro il governo.



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