«Sicurezza» e «normalità»: al Front National le periferie

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Il Front Natio­nal con­qui­sta i Quar­tieri nord di Mar­si­glia, la più grande peri­fe­ria popo­lare del paese
Quando, poco meno di vent’anni fa, una gior­na­li­sta volle dare un volto alla minac­cia che pesava sulla Fran­cia, scelse la zona dei Quar­tieri nord di Mar­si­glia per rac­con­tare come il Front Natio­nal stesse met­tendo radici nelle peri­fe­rie popolari.

Fu così che Anne Tri­stan passò sei mesi, nasco­sta die­tro un nome falso, in una sezione fron­ti­sta. Il risul­tato di quell’inchiesta, per molti versi anti­ci­pa­trice, Au Front (Gal­li­mard, 1987), è oggi con­si­de­rato alla stre­gua di un «clas­sico». «Il Front — scri­veva Tri­stan — è come un albergo dove chiun­que entra con la pro­pria rivolta, il pro­prio ran­core, la pro­pria rab­bia. Un risen­ti­mento che, aiz­zato da mili­tanti esperti, si tra­sforma in un vero mare di odio».

Oggi è pro­prio da quell’area di Mar­si­glia che arriva il segnale forse più inquie­tante dell’intera tor­nata elet­to­rale: la vit­to­ria del can­di­dato del Ras­sem­ble­ment bleu Marine, la sigla gemella del Fn, Sté­phane Ravier nel 7° set­tore della metro­poli medi­ter­ra­nea che riu­ni­sce gran parte dei Quar­tieri Nord e oltre 150 mila abi­tanti. E non si tratta dell’unica affer­ma­zione «sociale» dell’estrema destra. Cyril Nauth e Fabien Engel­mann, quest’ultimo ex sin­da­ca­li­sta della Cgt pas­sato con Le Pen, hanno espu­gnato rispet­ti­va­mente Man­tes la Ville, città ope­raia delle Yve­li­nes, vicino Parigi, e il cen­tro side­rur­gico della Mosella di Hayange.

Il suc­cesso di Ravier è però senza dub­bio quello più signi­fi­ca­tivo. Gra­zie a que­sta vit­to­ria, il Fn avrà infatti lo stesso numero di eletti del Ps, 20, alla mai­rie di Mar­si­glia, dopo la deba­cle del can­di­dato della gau­che Patrick Men­nucci di fronte al padre-padrone della destra Jean-Claude Gaudin.

Ma è soprat­tutto il carat­tere sim­bo­lico di que­sta con­qui­sta che balza agli occhi. Costruiti su una col­lina, a stram­piombo sulla zona del porto indu­striale, i Quar­tieri nord domi­nano il cen­tro della città, rap­pre­sen­tano una peri­fe­ria «calda» con vista sulla Cane­bière, il cuore ele­gante e turi­stico della città. Qui un tempo vive­vano soprat­tutto le fami­glie ope­raie e quelle dei «camalli» locali — la Mar­si­glia rac­con­tata nei film di Gué­di­guian -, poi, dagli anni Ses­santa, sono sorti gli immensi edi­fici di «sbarre e torri» desti­nati ad acco­gliere l’immigrazione dell’Africa e del Maghreb.

Inquie­tanti agglo­me­rati di edi­li­zia popo­lare dai nomi fan­ta­siosi come La Castel­lane o Fonte Verde. Nomi gio­cosi che vor­reb­bero far dimen­ti­care che da que­ste parti la disoc­cu­pa­zione è quasi tre volte quella del resto della città, il 27% o che il peso dell’economia cri­mi­nale è tale che le gang rego­lano alla luce del sole le loro con­tro­ver­sie a colpi di kala­sh­ni­kov, una tren­tina i morti solo lo scorso anno.

Per Sté­phane Ravier, 44 anni, tes­sera Front Natio­nal da vent’anni ma nonno di sim­pa­tie comu­ni­ste e geni­tori ope­rai, lui stesso è pas­sato da un impiego alla Posta alla società di tele­fo­nia Orange, «nor­ma­lità» e «sicu­rezza» sono diven­tate le parole magi­che. Di fronte agli scan­dali a ripe­ti­zione che in città hanno col­pito sia l’Ump che il Ps e all’escalation cri­mi­nale nelle cité popo­lari, il can­di­dato fron­ti­sta ha chie­sto che fos­sero tri­pli­cati gli effet­tivi delle forze dell’ordine, ma ha anche evo­cato l’immagine della «Mar­si­glia di un tempo, dove si viveva tran­quil­la­mente», cor­teg­giando non solo i «pic­coli bian­chi», ma anche le gene­ra­zioni più vec­chie di immi­grati, con­trap­po­sti ai gio­vani vio­lenti e «sel­vaggi» respon­sa­bili, a suo dire, del traf­fico di droga che avve­lena la città.

Que­sto, anche se il pro­gramma su cui è stato eletto pre­vede un taglio dra­stico ai finan­zia­menti pub­blici a «tutte le asso­cia­zioni immi­gra­zio­ni­ste». A rega­lar­gli la vit­to­ria nei Quar­tieri nord è stata cer­ta­mente anche la xeno­fo­bia mon­tante nel paese, per­fino in que­sta città così metic­cia, ma anche un rifiuto gene­ra­liz­zato della «poli­tica tra­di­zio­nale». Al punto che agli inviati dei mag­giori quo­ti­diani nazio­nali, qual­che abi­tante di ori­gine alge­rina della zona ha spie­gato can­di­da­mente: «Abbiamo pro­vato con il Ps e con l’Ump ma non ha fun­zio­nato, per­ché non dovremmo pro­vare anche con il Front National?».


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BERLINO — È un vero e proprio libro, un mattone di 185 pagine. Angela Merkel, il presidente della Spd Sigmar Gabriel e il leader cristiano-sociale Horst Seehofer lo hanno firmato cerimoniosamente ieri mattina, tra un sorriso e l’altro, impegnandosi a realizzare nella prossima legislatura tutto ciò che quel documento elenca, in primo luogo il tanto discusso salario minimo.

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