Banche, il governo accelera sui risarcimenti

Banche, il governo accelera sui risarcimenti

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 I decreti sulle procedure da seguire pronti prima dei 90 giorni previsti dalla legge di Stabilità
 ROMA I risparmiatori delle quattro banche fallite (Etruria, Marche, CariFe,CariChieti), oltre che arrabbiati, sono disorientati. Cercano di capire, magari rivolgendosi ad associazioni varie, se e come verranno risarciti delle perdite subite per aver sottoscritto le obbligazioni subordinate di queste banche, ma non ci riescono. Ed è difficile dar loro torto, perché la situazione non è chiara neppure agli addetti ai lavori. Che auspicano che più chiarezza sia fatta dai decreti interministeriali (Economia e Giustizia) previsti dalla norme inserite nella legge di Stabilità sul Fondo di solidarietà che, con procedure arbitrali, gestirà i rimborsi. In teoria il governo ha 90 giorni per emanarli, ma fonti ministeriali spiegano che si farà prima. I nodi da sciogliere sono numerosi.
Per esempio: il risparmiatore che non si ritenesse soddisfatto di un eventuale risarcimento parziale deciso dall’arbitro potrà rivalersi in sede giudiziaria (esplicitamente non preclusa dal comma 860 della legge di Stabilità) anche nei confronti delle quattro nuove banche sorte sulle ceneri di quelle poste in liquidazione? Secondo i nuovi istituti di credito no, perché c’è discontinuità aziendale. Secondo il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, «questo non vale per i risparmiatori truffati». La legge di Stabilità, nel rimandare all’articolo 43 del decreto legislativo 180 del 2015 (quello che ha recepito la direttiva europea sulle procedure di risoluzione), fa ritenere che alle nuove banche si trasferiscano le attività e le passività delle vecchie già in essere, e quindi non le passività potenziali del contenzioso futuro. Ciò non toglie che il giudice civile, nel caso accerti che il risparmiatore sia stato truffato, potrebbe ritenere che l’interesse della vittima debba essere tutelato dalla nuova banca qualora non possa provvedere quella in liquidazione. «Mi sembrano casi limite — dice Marco Ventoruzzo, ordinario di Diritto commerciale alla Bocconi —. Conviene comunque aspettare i decreti perché molti aspetti della procedura devono ancora essere disciplinata». La via maestra sarà quella dell’arbitrato, affidato all’Anac, l’autorità anticorruzione. Ma non è chiaro, per esempio, aggiunge Ventoruzzo, «se il lodo potrà essere appellabile; probabilmente no o in modo limitato». Dopo di ché è vero che il risparmiatore potrebbe percorrere la via giudiziaria, ma essa appare tortuosa. E non solo per i tempi biblici della giustizia civile, ma perché, in assenza di novità, sembrano esserci pochi margini. Nelle vecchie banche in liquidazione, spiega il professore, «è il commissario che cerca di recuperare risorse per conto dei creditori i quali, al massimo possono intervenire nella procedura per fare da pungolo». Quanto all’ipotesi di essere risarciti dalle nuove banche, la questione, come visto, è controversa. Difficile da sostenere anche la non retroattività delle norme di risoluzione. «In materia di rapporti finanziari questo principio non c’è — dice Ventoruzzo — come invece c’è in materia penale. Del resto, guardando non all’interesse del singolo ma all’interesse generale, cui guarda la nuova procedura, il bail in, cioè il salvataggio delle banche a carico di chi ha investito in strumenti di rischio – purché si sia trattato di una scelta pienamente consapevole – ha diversi vantaggi rispetto al vecchio sistema in cui doveva intervenire lo Stato, cioè tutti i contribuenti».
Enrico Marro


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