Elezioni in Germania: CDU in calo

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BERLINO.Cori “Angie, Angie”, applausi, sorrisi, una trentina di ragazzi sotto al palco cercano di scaldare l’atmosfera ma la faccia lunga di Angela Merkel dice più di mille parole, quando sale lentamente i gradini, accompagnata dal ministro dell’Interno della Baviera, Joachim Herrmann, in rappresentanza della Csu. La verità è difficile da nascondere, soprattutto sul palco del quartier generale della Cdu: queste elezioni cambiano la storia e l’ultima legislatura della cancelliera potrebbe rivelarsi la più difficile. I falchi del partito sono già in agguato. Intanto, i negoziati per il prossimo governo partono in salita: Schulz, puntualizzando che «una grande coalizione è possibile numericamente, non politicamente », sembra escluderla. Ma fino alle elezioni in Bassa Sassonia del 15 ottobre, nessuno scoprirà veramente le carte e qualsiasi negoziato sarà fuffa, spiega una fonte Cdu a microfoni spenti.

I risultati quasi definitivi della tarda sera mostrano una Cdu che arriva prima con circa il 33% dei voti ma crolla al peggior risultato dal 1949 e quasi del 9 per cento rispetto al 2013; la Spd incassa tout court il dato peggiore della sua storia, precipita al 20%, cinque punti in meno rispetto alle ultime elezioni. Le ‘Volksparteien’ unite finora in una Grande coalizioni si sono squagliate in quattro anni, complice una crisi dei profughi e una prima ondata di attentati islamici che i due contendenti, Merkel e Schulz, hanno tentato di tenere rigorosamente fuori dalla campagna elettorale. Anche se Merkel si è affrettata ieri a dire che «il risultato strategico è raggiunto» e lei continuerà a governare, il prezzo è altissimo Dopo le elezioni in Bassa Sassonia non solo si entrerà nel vivo delle trattative per il prossimo esecutivo. Prevedibilmente, aumenteranno le pressioni per spostare il partito a destra. I suoi alleati storici della Csu hanno subito ieri una batosta storica. Il partito che per decenni ha tenuto la maggioranza assoluta in Baviera è crollato ieri sotto il 40%. Il leader dei bavaresi, Horst Seehofer, ha rollato i tamburi di guerra: «Il fianco lasciato a destra va chiuso ». Ma il tabù, ormai, è rotto.
L’Afd è il vero vincitore di queste elezioni. Per la prima volta, un partito a destra della Cdu entra nel Bundestag e lo fa con percentuali ragguardevoli. Soprattutto, sembra aver rieretto il Muro di Berlino: nelle regioni della vecchia Germania Est raggiunge percentuali mostruose, in Sassonia, Land cruciale, potrebbe essere il primo partito.
Nel 2013 l’Afd aveva sfiorato l’ingresso nel Parlamento, stavolta entra con un risultato scioccante: il 13%. Merkel l’ha chiamata una «sfida nuova», per lei. Schulz si è spinto sino a buttarle addosso la colpa della ‘resistibile ascesa’ del partito di Alice Weidel e Alexander Gauland. Quest’ultimo ha tuonato che «wir werden Merkel jagen», cacceremo la cancelliera. Se la Spd dovesse acconsentire, alla fine, a un nuovo governo di grande coalizione, l’Afd sarebbe il principale partito di opposizione. Tanto per dirne una, parlerebbe sempre per prima dopo il governo. E il galateo istituzionale ha sempre imposto, finora, ai governi di offrire al principale partito di opposizione la presidenza di commissioni importanti come quella del Bilancio.
Altra novità importante di queste elezioni, anche perché giocherà un ruolo di primo piano nei negoziati per il governo: tornano il liberali della Fdp. Dopo essere volati fuori dal Bundestag nel 2013 per non aver raggiunto la soglia di sbarramento del 5%, il partito di Lindner incassa oltre il 10% e i pronostici parlano di una coalizione possibile a tre con i Verdi, che raggiungono il 9%. Ma i nodi da sciogliere sono tanti. La Linke incassa il 9% e resta forte a Est dell’Elba.

Fonte: TONIA MASTROBUONI, LA REPUBBLICA



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